venerdì 10 luglio 2009

La Zisa, Amadore e il libro che alla mafia non piace

GIORNALISTI: ANCORA DANNEGGIATA AUTO CRONISTA SOLE 24 ORE

L'auto del giornalista del 'Sole 24 Ore', Nino Amadore, autore del libro ''La zona grigia, professionisti al servizio della mafia'', e' stata nuovamente danneggiata. Il cofano della vettura, una Ford Focus, e' stato infatti rigato con un chiodo. L'episodio e' accaduto l'otto marzo scorso mentre il giornalista stava moderando un dibattito all'istituto Don Bosco Ranchibile, a Palermo. L'auto era parcheggiata nel cortile interno dell'istituto. Le indagini sono condotte dalla polizia, dopo la denuncia presentata dal giornalista. L'auto di Amadore era gia' stata danneggiata il 13 gennaio scorso ad Agrigento, sempre in occasione di un dibattito moderato dal giornalista.



NOI, LA CRONACA E LE INTIMIDAZIONI

di Ferruccio de Bortoli

Chiedo scusa ai lettori se parliamo di noi. Ma episodi come quello accaduto ieri al nostro giornalista Nino Amadore non possono essere taciuti. Amadore è il cronista che segue da Palermo il tentativo di molti imprenditori coraggiosi di liberarsi dal ricatto quotidiano del “pizzo” e da storici e radicati tentacoli mafiosi. I suoi articoli, e quelli di tanti altri colleghi del Sole 24 Ore, hanno dato corpo e sostegno a una nuova stagione di coraggio civile, sfociata nella decisione della Confindustria siciliana di espellere chi cede al “pizzo”. Venerdì sera Amadore ha presentato ad Agrigento, insieme al presidente dell'Unione industriale, Giuseppe Catanzaro, il suo libro La zona grigia, professionisti al servizio della Mafia (La Zisa editore) in cui si denunciano omertà, collusioni, quando non vere e proprie complicità, di esponenti del mondo economico e professionale siciliano con cosche e padrini. Ieri mattina, nella città all'ultimo posto nella classifica del Sole-24 Ore del Lunedì fra le città capoluogo di provincia per sicurezza e vivibilità, Amadore ha trovato la sua auto seriamente danneggiata. Un gesto d'intimidazione non grave ma significativo nei confronti di un collega impegnato, insieme a esponenti della società civile che vivono ormai da mesi sotto scorta, in una quotidiana battaglia di civiltà. Amadore e «Il Sole 24 Ore» continueranno a fare il loro lavoro. Non ci sono alternative. Ogni piccolo cedimento, e lo sanno molti servitori dello Stato schierati sul fronte invisibile della lotta alla criminalità, è una grande vittoria di chi attenta alla legalità di un Paese che ne ha poca, pochissima. L'episodio di Agrigento mi spinge a rivelare un altro episodio che ci riguarda, accaduto nelle scorse settimane e che in un primo momento ho preferito tenere riservato. Una busta con due proiettili è stata indirizzata alla direzione di questo giornale. Conteneva una serie di considerazioni, chiamiamole così, sull'inchiesta condotta da Roberto Galullo, un valido inviato che da mesi scrive sull'attività e sui legami economici della 'ndrangheta calabrese. Inutile dire che Galullo e «Il Sole 24 Ore», come sopra, continueranno a fare la loro pur piccola parte. (f. de b.)







MAFIA, INTIMIDAZIONE CONTRO IL SOLE-24 ORE
di Serena Uccello

Ennesimo atto di intimidazione in Sicilia contro un giornalista. Questa volta a essere preso di mira è stato Nino Amadore, redattore del Sole 24Ore-Sud a Palermo, il quale ieri mattina ad Agrigento ha trovato la propria auto fortemente danneggiata. Il giornalista del Sole, che negli ultimi mesi ha seguito la rivolta degli imprenditori siciliani contro la mafia e contro il racket, la sera precedente aveva presentato al Polo universitario della città dei Templi su invito di Nino Randisi, segretario del sindacato dei giornalisti di Agrigento, il suo libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia". Quanto accaduto è stata «l'opera di un imbecille o di più imbecilli al servizio della stupidità umana. Se qualcuno con questo gesto ha ritenuto di fare una cortesia ai boss ha sbagliato bersaglio: io non mi fermo», ha commentato Amadore. Per Leone Zingales dell'Unione cronisti si è trattato dell'ennesimo gesto di intimidazione verso la stampa: «Evidentemente – ha detto – un certo modo di fare informazione, quello che pubblica i nomi e i cognomi di corrotti, mafiosi e collusi sta infastidendo non solo i piccoli malavitosi e i capibastone, ma anche coloro che oggi gestiscono comitati d'affari inquinati e che pensano di potere imbavagliare la stampa coraggiosa». Sul caso è intervenuto anche il segretario dell'Assostampa di Palermo, Enrico Bellavia: «Tra censure, perquisizioni e minacce siamo al minimo storico nella storia recente del libero esercizio dell'attività giornalistica in Sicilia». Solidarietà al giornalista del Sole-24 Ore è arrivata dal Comitato di redazione del «Giornale di Sicilia» e dagli imprenditori impegnati sul fronte della lotta al racket e per la legalità: da Antonello Montante, presidente di Confindustria Caltanissetta, a Giuseppe Catanzaro presidente di Confindustria Agrigento – intervenuto alla presentazione del libro e che si dice «sconcertato per l'accaduto» – al vicepresidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Ettore Artioli. A nome di tutti parla Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia: «Faccio fatica a pensare – dice – che si possa trattare di una semplice coincidenza dopo la presentazione del coraggioso libro di Amadore, il quale è impegnato da tempo sui temi del contrasto alla criminalità attraverso la sua attività di giornalista. Occorre fare chiarezza». Solidarietà anche dal presidente della Provincia di Agrigento Vincenzo Fontana e dal sindaco Marco Zambuto.





I nomi dei collusi nel libro di NINO Amadore

di Serena Uccello



Da un lato le indagini, persino le condanne. Numerose, numerosissime, in crescita. Dall'altro i provvedimenti degli Organi professionali, uno, due, tre, neanche una decina. Un buco nero, una voraggine su cui «La zona grigia, professionisti al servizio della mafia», di Nino Amadore (La Zisa, 145 pagg., 10 euro) richiama l'attenzione. E rompe il silenzio. Perché dei colletti bianchi della mafia si parla spesso, ma sempre in astratto, o più drammaticamente con il fanalismo di un danno collatterale. Senza invece fare nomi e cognomi, senza cercare di capire quanto, come, e dove i collusi o i favoreggiatori agiscono.

Il libro di Nino Amadore di nomi ne fa. Quelli dei medici degli avvocati, dei commercialisti, degli ingegneri coinvolti dalle inchieste della magistratura. Con gradi di responsabilità diversi: c'è ad esempio Giuseppe Guttadauro medico ma anche capomandamento di Brancaccio, ci sono gli avvocati Gianni Lapis e Giorgio Ghiron legati a Massimo Ciancimino e al centro di una maxi operazione di riciclaggio. Intanto gli Ordini, per agire, prendono tempo e aspettano (forse) la Cassazione.












MINACCE AL SOLE, SOLIDARIETÀ BIPARTISAN
AMATO SFIDA LE COSCHE: NON INTIMIDITE PIÙ NESSUNO

di Gabriella Monteleone



Hanno preso un punteruolo e gli hanno sfregiato tutta la macchina lasciandola a terra con le ruote sgonfie. A fugare il dubbio che possa trattarsi di una semplice “ritorsione” per un parcheggio sbagliato, ai danni del giornalista del Sole 24ore, Nino Amadore, c’è la «coincidenza» del fatto, avvenuto venerdì scorso ad Agrigento, con la presentazione del suo libro La zona grigia, professionisti al servizio della mafia (La Zisa editore). Il titolo è già di per sé esaustivo del suo impegno giornalistico laddove racconta di collusioni e connivenze a vario titolo con le cosche mafiose di tutto quel mondo borghese «pronto a condannare la criminalità quando riguarda gli altri, ma anche ad abbassare la barra della moralità quando deve guardare dentro casa propria» ha spiegato Amadore. Le case proprie sono gli ordini professionali e gli albi, ai quali medici, geometri, commercialisti, avvocati, e tecnici di ogni genere fanno riferimento e dei quali Cosa nostra si nutre per fare i propri affari. Argomento scomodo, dunque, che dovrebbe (ma così non è) fare il paio con la svolta intrapresa da Confindustria siciliana per espellere gli imprenditori che pagano il pizzo e sostenuta in questi mesi con forza dal Sole 24ore, tant’è che il direttore De Bortoli ha rivelato di aver ricevuto tempo fa due proiettili in una busta che faceva riferimento ad altre inchieste sulla ‘ndrangheta condotte da un altro giornalista, Roberto Galullo. Non stupisce l’“interesse” delle cosche per un’informazione che si espone sul fronte della criminalità organizzata, un fronte spesso sottaciuto dalla politica e trascurato dalla stessa informazione ma non da Cosa nostra, almeno quando non riesce a “comprarla”. Eppure la sfida di Confindustria nell’isola segna una vera cesura con il passato ricevendo il massimo sostegno fattivo dello stato. Non a caso Ivan Lo Bello, presidente dell’associazione regionale, ripete che «non ci sono più alibi per non denunciare gli estorsori», quasi in tandem con il ministro Amato che ha subito impegnato gli inquirenti per individuare i responsabili delle minacce, ma ha anche rilanciato una sfida che assomiglia ad un anatema: «Oggi in Sicilia c’è un clima nuovo – ha detto – la società non accetta più i condizionamenti delle cosche e lo stato sta facendo la sua parte con i ripetuti arresti dei boss. C’è una nuova alleanza, che isola i mafiosi e li condanna alla sconfitta. Sappiatelo –ha concluso – non intimidite più nessuno». La denuncia delle minacce subite dalla direzione e dai giornalisti del Sole 24ore ha raccolto ieri manifestazioni di solidarietà assolutamente bipartisan, a cominciare dal presidente del senato, Marini e dai ministri Chiti, Mastella e Bindi, passando per Schifani e Bonaiuti di Forza Italia e Ronchi di An. A sostegno di questa «preziosa e importantissima campagna, in Sicilia e non solo, contro la criminalità organizzata» si schiera anche il Pd con Roberta Pinotti, responsabile sicurezza. Per Rita Borsellino il libro di Amadore lancia un appello indiretto agli ordini professionali perché adottino anche loro un codice etico ed espellino chi favorisce la mafia. Ovvio che Cosa nostra tema l’effetto valanga.

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