domenica 28 febbraio 2010

In libreria: Salvatore Battaglia, "Armonie" (Poesie), Edizioni La Zisa, pp.128 - euro 9,90


Prefazione di Roberto Deidier. Con una nota Alda Merini

Il linguaggio poetico di Salvatore Battaglia «è tutto improntato alla colloquialità: il poeta scrive in seconda persona, si rivolge incessantemente a un “tu”; ha bisogno dell’ “altro” perché il grumo delle proprie pulsioni affettive possa identificarsi in un oggetto preciso, nel nome di un personaggio, così come ha bisogno di quell’entità oltre lo spazio della pagina, che è il lettore. Per questo si ha l’impressione che il discorso amoroso si rivolga al contempo alla donna che ne è la controparte e a un invisibile pubblico: il racconto dell’amore non è autoreferenziale, non ricade su se stesso perché è segnato da altro, fin dal suo sgorgare» (dalla Prefazione di Roberto Deidier).


Salvatore Battaglia, è nato e vive a Palermo. Presidente dell’ associazione culturale “Investimento e sviluppo (Inves)”, ha pubblicato, tra gli altri, i saggi: Comunità ecclesiale e società nella tradizione e nel rinnovamento (1981), In attesa della Seconda Repubblica. Sussurri e grida di ferragosto (1994), Da Berlusconi a Dini: passaggio per la Seconda Repubblica (1995) e le raccolte di poesie: Armonia a tre voci (1996), Storia romantica (1997), Sentimenti (1999), Ad una compagna comunista (2002) e Il canto della bellezza (2003).

venerdì 26 febbraio 2010

SPECIALE LIBRI: "BUTTANA DI LUSSO" (LA ZISA), LE CONFESSIONI DI UNA ESCORT



(9Colonne) - Roma, 21 feb - Ufficialmente si chiamano escort, ovvero accompagnatrici per uomini d'affari che non potendosi portare in viaggio la moglie o la compagna, affittano una ragazza per affrontare in maniera più piacevole le noiose cene di lavoro e trascorrere in compagnia anche il dopocena. Esistono decine e decine di agenzie, soprattutto online, che propongono donzelle per tutti i gusti, ma cosa ancora più interessante, anche per tutte le tasche. Navigando tra i vari siti ci si rende subito conto però che le escort tutto sono tranne che semplici accompagnatrici. Offrono servizi "particolari" in cui la trasgressione è la parola d'ordine. In altre parole, se siete stanchi della solita routine e volete provare qualcosa di diverso, inventate una cena di lavoro e noleggiate una escort, per un'ora o per tutta la notte, a seconda delle vostre esigenze. Certo, raccattare una ragazza per strada può creare diversi problemi, non solo perché si rischia di essere beccati da amici e conoscenti, ma anche perché si può essere accusati di favoreggiamento della prostituzione con tutto quello che ne consegue.
Esplorando il mondo a luci rosse dei palermitani, prima che il fenomeno balzasse agli onori della cronaca per le note vicende dei politici italiani, Alessia Cannizzaro, autrice di "Buttana di lusso"(La Zisa) si è imbattuta in Chiara, giovane escort nostrana che, per nulla intimorita dall'idea di riferire vizi e virtù dei suoi clienti, ha deciso di raccontare la sua vita a luci rosse.
(PO / Fam)

lunedì 22 febbraio 2010

Da marzo in libreria: Walter Ferreri, “La verità sul 2012”, Edizioni la Zisa, pp. 112, euro 9,90




ISBN: 978-88-95709-55-0

Dalla lettura di questo libro ognuno di noi potrà rendersi perfettamente conto «come il 2012 sia un anno come gli altri e che la sua elezione a “anno del giudizio” non sia nient’altro che un’invenzione di alcuni autori, scaturita da una loro interpretazione acritica del calendario Maya, al quale si è voluto attribuire un significato che non trova riscontro tra gli studiosi di questo popolo. Il motivo che li ha indotti a fare queste previsioni è essenzialmente di tipo economico […]: un libro che tratta di future catastrofe di eventi spettacolari o eccezionali ha molto facilmente più successo di uno […] che si limiti a raccontare la realtà dei fatti».
«La storia è permeata da “profeti” e “veggenti” che hanno previsto innumerevoli volte la fine del mondo. Spesso questi comportamenti sono stati dettati da una interpretazione letterale di scritti antichi, ai quali si attribuiscono grande autorità o addirittura infallibilità. Anche nel caso dei Maya, […] la tendenza è stata quella di sopravvalutare molto le loro possibilità di previsione, […] I Maya avevano una notevole conoscenza del cielo, ma […] La loro scienza non gli permetteva di fare previsioni precise su molti avvenimenti astronomici futuri». (dalle Conclusioni dell’Autore)

Walter Ferreri, astronomo, svolge la sua attività professionale presso l’Osservatorio Astronomico di Torino. È autore di una ventina di libri e fondatore, nel 1977, della rivista di astronomia ”Orione”, della cui versione attuale – “Nuovo Orione” – ricopre la carica di direttore scientifico. Per le sue scoperte e ricerche nel campo degli asteroidi l’Unione Astronomica Internazionale ha conferito il nome “Ferreri” all’asteroide 3308 EP.

venerdì 19 febbraio 2010




Dal primo marzo in libreria

Alessia Cannizzaro
(a cura di)

Buttana di lusso
Confessioni di una escort

pp.80, euro 9,90

ISBN 978-88-95709-54-3

Edizioni La Zisa
http://www.lazisa.it/


E l'onorevole mi disse: "Picchiami, sono un bambino cattivo!"


Una città a luci rosse annidata tra le pieghe di un perbenismo di facciata. Palermo è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora proprio nella sua città. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente della “Palermo bene”. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di una città sommersa, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili.

Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.

Introduzione di Alessia Cannizzaro

Ufficialmente si chiamano escort, ovvero accompagnatrici per uomini d’affari in viaggio, che non potendosi portare la moglie o la compagna, affittano una ragazza per affrontare in maniera più piacevole le noiose cene di lavoro e trascorrere in dolce compagnia anche il dopocena.
Esistono decine e decine di agenzie, soprattutto online, che propongono gentil donzelle per tutti i gusti, ma cosa ancora più interessante, anche per tutte le tasche. Navigando tra i vari siti ci si rende subito conto però che le escort tutto sono tranne che semplici accompagnatrici.
Le foto, quasi tutte in desabbillé, mostrano donne dalle curve generose che poco lasciano all’immaginazione. E i messaggi lasciati dalle dirette interessate sono a dir poco inequivocabili. L’offerta è sì di trascorrere una piacevole serata, ma a casa o in albergo, ovvero in luoghi chiusi e lontani da occhi indiscreti. Nessun riferimento, invece, alle eventuali cene di lavoro per cui in teoria dovrebbero essere assoldate. Offrono servizi “particolari” in cui la trasgressione è la parola d’ordine. In altre parole, se siete stanchi della solita routine e volete provare qualcosa di diverso, inventate una cena di lavoro e noleggiate una escort, per un’ora o per tutta la notte, a seconda delle vostre esigenze. Certo, raccattare una ragazza per strada può creare diversi problemi, non solo perché si rischia di essere beccati da amici e conoscenti, ma anche perché si può essere accusati di favoreggiamento della prostituzione con tutto quello che ne consegue. Difficile poi spiegarlo a casa!
Ma attenzione a chiamare le cose con il giusto nome. Il fenomeno delle escort trovate via Internet può essere tranquillamente, e senza paura di essere smentiti, definito prostituzione online, in quanto le ragazze si vendono per scopi dichiaratamente sessuali. I siti, come ci confermano le autorità preposte al controllo, hanno infatti sede legale all’estero per ovviare le misure di chiusura, previste dall’ordinamento italiano. Anche le ragazze, per sfuggire ai controlli non hanno una sede fissa, ma girano per l’Italia. Il gioco è semplice: basta cercare sui principali motori di ricerca, come Google per intenderci, “escort Palermo” e spulciare i vari siti.
Le ragazze sono divise per categoria (Top class, Deluxe, International, oltre che Trans, Gay e Lesbo), per regioni e poi anche per città. Ma a dispetto di un nord brulicante di escort, il sud, e nello specifico Palermo, sembra non disporre di una così vasta scelta. La maggior parte delle ragazze che operano nell’hinterland palermitano in realtà sono straniere o residenti in altre città, disposte comunque ad un bel viaggio isolano.
Si legge chiaramente in tutti i siti che le ragazze sono in tour per le varie città e sono disposte a raggiungere il cliente o a spostarsi da una sede all’altra con un preavviso di minimo tre giorni. I prezzi variano dalle 500 euro all’ora ai 3000 euro per l’intero week-end. Poi ovviamente c’è chi pratica lo sconto fedeltà per i clienti affezionati e chi, per evitare fregature, chiede il pagamento anticipato o una caparra al momento della prenotazione.
Discorso diverso per i siti che raccolgono annunci privati. In questo caso le bacheche vengono aggiornate quotidianamente e la scelta si fa molto più ampia. Le si può facilmente contattare via e-mail o telefonare al numero di cellulare pubblicato nell’annuncio. Messi al bando, stando a quanto scritto nei siti, gli sms e le chiamate anonime. Privacy sì, ma fino ad un certo punto.
Esplorando il mondo a luci rosse dei palermitani, prima che il fenomeno balzasse agli onori della cronaca per le note vicende dei politici italiani, mi sono imbattuta in Chiara, giovane escort nostrana che, per nulla intimorita dall’idea di riferire vizi e virtù dei suoi clienti, ha deciso di raccontarmi la sua vita a luci rosse. (Alessia Cannizzaro)

Indice:
7 Introduzione
11 La mia “prima volta”… a pagamento!
22 Giovani rampanti, belli e insoddisfatti
31 Giochi di potere fuori e dentro le lenzuola
49 Da avvocato a “cliente” abituale
58 Nobiltà perversa e perbenista
66 Quattro chiacchiere con Chiara…
71 Ringraziamenti

martedì 16 febbraio 2010

Libri/ Salafia, il maestro imbalsamatore che vinceva la morte




-- IL VELINO -- Roma, 15 FEB (Velino) - Leggenda vuole che Alfredo Salafia, il piu' importante imbalsamatore del Novecento, abbia portato con se' il segreto della sua mistura in grado di vincere la morte, come mostra il caso della piccola Rosalia Lombardo, la bambina di due anni morta nel 1920 di broncopolmonite e perfettamente conservata nella cripta dei Cappuccini a Palermo. Dopo una lunga e trionfale carriera, Salafia - che aveva lavorato fra l'altro al corpo di Francesco Crispi e il cardinal Michelangelo Celesia - aveva invece intenzione di rendere note il suo metodo di conservazione. Probabilmente avrebbe dato anche alle stampe i risultati della sua esperienza decennale se non fosse morto improvvisamente nel 1933 a causa di un ictus. Lo ha scoperto l'antropologo e ricercatore Dario Piombino-Mascali, che ha scoperto gli appunti autografi di Salafia, contenenti peraltro la formula della sua mistura "magica", e adesso confluiti in un saggio pubblicato in questi giorni dalla casa editrice palermitana La Zisa, "Il Maestro del Sonno Eterno".
E' stato cosi' possibile scoprire che a permettere ai cadaveri di sopravvivere al tempo era una composizione di glicerina, formalina, sali di zinco, alcol e acido salicilico. "Niente di straordinario dal punto di vista degli ingredienti, a eccezione della formalina, il cui primo utilizzo risale solo a pochi anni prima che Salafia iniziasse la sua attivita' - afferma al VELINO Dario Piombino -. Ma la vera caratteristica era una soluzione di paraffina sciolta in etere, che iniettata sotto pelle era in grado di dare un effetto di turgore al volto". E proprio la paraffina e' il componente che a distanza di 90 anni fa sembrare la piccola Rosala Lombardo una qualsiasi bambina dormiente.

A conservare gli appunti di Salafia erano dei discendenti della sua seconda moglie, nemmeno loro consapevoli dell'importanza di quegli scritti ne' del lontano parente acquisito, ai quali Piombino e' arrivato ricostruendo l'albero genealogico dell'imbalsamatore. Tramite la loro lettura, e' stato anche possibile scoprire le quantita' che questi raccomandava per gli interventi sui corpi da mummificare (almeno sette litri di fluido, da iniettare per via endovasale nel sistema arterioso) e la decisione di non ricorrere all'arsenico e al mercurio, nocivi per la salute. Ma Salafia sembra aver realizzato anche un'altra magia, oltre al lato estetico delle sue "opere": la conservazione degli organi interni dei cadaveri. L'analisi radiografica della piccola Rosalia Lombardo ha infatti permesso anche di sfatare una leggenda metropolitana tanto diffusa a Palermo, ovvero il fatto che l'intervento dell'imbalsamatore fosse limitato alla testa della bambina e che la copertina che la ricopre servisse in realta' a coprire lo scheletro del corpicino. Niente di piu' falso, assicura Piombino: "cervello, fegato e parte di uno dei due polmoni appaiono radiodensi e nonostante l'essiccazione appaiono perfettamente conservati". Conoscendo la formula utilizzata da Salafia, adesso sara' possibile studiare le corrette misure per la conservazione dei suoi principali lavori, a cominciare proprio da Rosalia Lombardo.
(fan) 151903 FEB 10 NNNN

lunedì 15 febbraio 2010

Recensione de “Il prato e il pozzo” di Maria Teresa De Sanctis, ed. La Zisa



“COM’E’ STUPIDO IL MALE” di Augusto Cavadi
“Centonove” 12.2.2010
Secondo la Prefazione di Francesco Gambaro, la raccolta “Il prato e il pozzo” (La Zisa, Palermo 2009) di Maria Teresa De Sanctis contiene “racconti, anche filosoficamente ardui”. Nella misura in cui ciò è vero, è lecito leggerli con gli occhiali del filosofo. Il che significa, innanzitutto, rinunziare a focalizzare l’aspetto linguistico ed estetico, insomma l’aspetto propriamente letterario. Da questa angolazione infatti tutto ciò che ho da notare, da semplice lettore della strada, è che l’autrice mostra una cura insolita della parola. E forse è proprio in questa attenzione al vocabolo e alla costruzione della frase che si annida la differenza fra la scrittura di un ‘pensatore’ e la scrittura di uno ’scrittore’. Alcuni di noi, filosofi per mestiere e per passione, usiamo la lingua; altri, uomini e donne di letteratura, fruiscono della lingua. Altrimenti detto: alcuni ci serviamo della lingua come mero veicolo per dire altro, autori come la De Sanctis servono la lingua per farla risuonare nella maniera quanto più musicale possibile. Chi utilizza la lingua può essere un filosofo o uno scienziato o un teologo, non uno scrittore: solo chi si cura della lingua, per toglierle opacità e farla risplendere, merita d’essere chiamato scrittore (o poeta). Non sono in grado di dire se Maria Teresa sia una ‘grande’ scrittrice, ma so con certezza che appartiene alla famiglia degli scrittori. O, per lo meno, che si candida seriamente ad entrarci. Come negare questo status a chi confida di essere abitata dal “gusto per la parola cercata, inseguita e amata infine”? Ad una autrice che tiene ad evidenziare, nel dettato dei suoi racconti, un “ritmo nascosto” che è “poesia dell’esistenza, del dolore, del mistero”? (Si potrebbe notare che lo stile del giornalista dovrebbe assumere qualcosa della trasparenza comunicativa del filosofo-scienziato senza però rinunciare a qualcosa del fascino evocativo del narratore-poeta: ma è una notazione da chiudere rigorosamente fra parentesi se non si vuole perdere il filo della recensione).Subito dopo aver distinto la scrittura teoretica dalla scrittura letteraria, devo però subito aggiungere che filosofia e poesia non sono alternative ma, di solito, si intrecciano intimamente. La ragione di questo intreccio? Entrambe (se non sono chiacchierologia) vogliono dire la vita. Sono desiderio di togliere il velo all’esistenza. Con una parola abbastanza sputtanata, ma non facilmente sostituibile, cercano verità. E’ la stessa De Sanctis a confessare, nella sua Introduzione, l’origine esperienziale della sua ispirazione fantastica: “Ascolto quel che accade e basta questo per avere sempre qualcosa da raccontare”. Un buon libro di letteratura (che è sempre, come in questo caso, “una prosa che sa di poesia”) vale se ci fa conoscere un po’ meglio la dimensione nascosta, ma profonda, della realtà: esattamente come ogni buon libro di filosofia.Ma, in concreto, in questi brevi racconti, quali sono i temi filosofici toccati? Mi limiterei a sottolinearne due.Primo: l’enigma del dolore, della sofferenza, del male. E’ esagerato affermare che è il filo conduttore di questa antologia, di questo florilegio? No, ma a patto di una precisazione: non è il negativo in generale che sembra ferire direttamente il cuore di Maria Teresa De Sanctis, bensì quel negativo che dipende dalla volontà umana. Non il dolore che possono provocare, innocentemente, un terremoto o un fulmine; bensì il dolore per così dire superfluo che possono provocare uno stupro o un bombardamento aereo. Questo è il male che scandalizza di più e per il quale l’autrice non ha altri aggettivi che: “stupido”. Alla domanda angosciata ed angosciante sul perché del male, poeti e filosofi - in questo affratellati non solo fra loro ma con l’intero genere umano - non hanno risposte. Possono solo spostare la questione dalle cause prime alle prospettive future; dall’eziologia alla teleologia: come contrastare il male, smussarne gli aculei, eroderne la sovranità tracimante?Ma così, passando dalla diagnosi alla terapia, incontriamo un secondo tema del libro (anzi, probabilmente, il tema generatore): il tema dell’amore. Lo so: si ha pudore nel pronunziare un vocabolo tanto inflazionato, ma i poeti devono essere spudorati e ripetere - come fosse la prima volta - ciò che è stato già detto un milione di volte. Per fortuna, anche la De Sanctis è affetta da questa mancanza di pudore e si lascia scappare: “Si vive per questo? Sì, per l’amore, per l’altro, per celebrare la gioia dell’essersi trovati, scoperti e riuniti”.Data la rilevanza del tema, si potrebbe chiudere con l’accenno al l’amore come senso dell’esistere; ma non resisto alla tentazione di una nota in calce sul tema del tempo. Che cos’è il tempo? La filosofia tramanda da secoli la considerazione di sant’Agostino: se nessuno me lo chiede, lo so; se qualcuno mi chiede di spiegarlo, non lo so più. Ebbene, un possibile riflettore puntato sul tempo può farne emergere una delle tante sfaccettature: il tempo come occasione per sperimentare la vita eterna. Noi siamo abituati a pensare che la vita eterna inizia (se inizia) ‘dopo’ la vita terrena, temporale appunto. Ma è così? O non ha forse ragione l’anonimo autore del vangelo tradizionalmente attribuito a Giovanni , secondo il quale la vita eterna o si sperimenta ora o non la si sperimenta mai? In ogni ipotesi, è esattamente quello che sostiene anche l’autrice di questi racconti (che, molto probabilmente, non pensava minimamente a nessuna Scrittura sacra) quando scrive che “il mistero del tempo” è “sentirsi così vicino all’eterno, al supremo, al sublime”. Per l’evangelista e per la scrittrice palermitana molto ‘laica’ l’eternità non è nessuna fuga ultra-fisica: è sperimentare l’estasi dell’amore. E’ la nostra vita terrena non ‘quantitativamente’ estesa nel tempo, bensì ‘qualitativamente’ intensificata in alcuni momenti apicali che ci strappano alla impermanenza e alla transitorietà. Un personaggio di de Crescenzo l’ha espresso in maniera scanzonatamente napoletana: visto che non possiamo allungare la vita, cerchiamo almeno di allargarla.