Il cattolicesimo di oggi fra la Sicilia e l’Italia
di Marta D’Auria
Qual è il volto del cattolicesimo contemporaneo? Davide Romano, giornalista, specializzato in informazione religiosa, prova a darcene un ritratto attraverso una raccolta di articoli e inchieste svolte fra il 2000 e il 2005 che vanno a formare il suo ultimo lavoro. In questo agile volumetto l’autore affronta temi quali i rapporti fra chiesa cattolica e potere politico, fra chiesa e mafia, chiesa e libertà individuali, chiesa e sessualità. Tematiche che si sviluppano attraverso le voci di teologi, vescovi, politici, o semplici uomini e donne intervistati che danno un’istantanea della chiesa cattolica ben lontana dalla realtà monolitica che in queste ultime settimane le alte sfere del Vaticano vorrebbero riaffermare e rafforzare. Con sguardo oggettivo, con una scrittura scorrevole e con un registro che non indulge mai alla polemica, Romano fa lavoro giornalistico: ricostruisce gli avvenimenti, scrive notizie, fatti, mosso dall’amore per la verità. «Sono stato educato – dice nell’introduzione – alla scuola di maestri, di vita e di studi, che mi hanno insegnato che nulla è più esaltante e nobile della ricerca della verità, una verità umana naturalmente, che talvolta si rivela anche fin troppo umana. Quella che i giornalisti chiamano semplicemente “la notizia”».
Lo sguardo di Romano si muove con padronanza su due livelli: quello locale e quello nazionale. Sul versante locale, il contesto è quello della sua terra: la Sicilia, dove i rapporti tra Chiesa cattolica e mafia assumono atteggiamenti ambivalenti, che vanno dal silenzio alla denuncia, dalla complicità all’impegno, dalla condivisione alla condanna. Accanto al bel ritratto di don Nino Fasullo, voce che si leva per denunciare le collusioni con il potere mafioso e per invocare una società più giusta, vanno segnalati due documenti inediti presenti nel volume. Si tratta di due interventi di mons. Angelo Rizzo in difesa del deputato democristiano Calogero Volpe, definito dagli inquirenti referente politico della cosiddetta «mafia del Vallone», che sono utili documenti per individuare gli intrecci esistenti tra Cosa nostra, gerarchia cattolica siciliana e partito della Democrazia cristiana.
Sul versante nazionale sono di grande attualità le pagine in cui Davide Romano rintraccia il legame esistente fra «nuova-vecchia» destra e ultra-tradizionalismo cattolico. Romano ricorda che quella «fusione» ricevette grande impulso dalla minoranza ultraconservatrice che si oppose al Concilio Vaticano II, capeggiata da Marcel Lefebvre, «portavoce intransigente della cosiddetta “Tradizione”, simboleggiata dal rito eucaristico redatto da Pio V, contro la “nuova Messa” di Paolo VI» (p. 52).
Gli articoli si susseguono agevolmente e Romano passa con disinvoltura dal nazionale al locale. Una chicca l’articolo in cui racconta di quando – siamo a Palermo nel 2000 – riesce ad intrufolarsi tra i partecipanti ad un incontro a porte chiuse organizzato dall’ala movimentista di Alleanza nazionale, su «la Chiesa davanti alla modernità», relatore don Fausto Buzzi, seguace del vescovo scomunicato Lefebvre. Buzzi non ha dubbi sui mali che hanno colpito la Chiesa: la Riforma protestante, il Risorgimento, il comunismo, infine il Concilio Vaticano II dove si parlò di «eresie» come l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità episcopale. Se le chiese e i seminari teologici sono vuoti – continua don Buzzi nel racconto di Romano – è perché lì «s’insegna il protestantesimo» e perché la «nuova messa non è altro che una conferenza, non è nemmeno più una messa. Non è valida. Solo quella secondo il rito di san Pio V è vera messa. La nostra. E speriamo di poterla tornare a celebrare, dopo quarant’anni anche a Palermo» (pp. 60-61).
A cinque anni di distanza da quelle sortite, la messa in latino è stata ristabilita motu proprio da Ratzinger, e un documento della Congregazione per la dottrina della fede ha affermato che solo la Chiesa cattolica possiede «tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù», ridimensionando le aperture del Concilio Vaticano II che avevano incoraggiato il cammino ecumenico. Le posizioni reazionarie all’interno del cattolicesimo escono fuori dalle nicchie e si fortificano. Ma il volume di Davide Romano presenta il volto composito dell’universo cattolico che, ora più che mai, va riscoperto.
DAVIDE ROMANO (Palermo), giornalista, scrittore ed editore. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. È stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98.
Ha pubblicato: L’amore maldestro (2001), La linea d’orizzonte tra carne e Cielo (2003), La buriana e altri racconti (2003), Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), L’anima in tasca (2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005) e La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato l’antologia Nuova Poesia (2008) e l’opera del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
di Marta D’Auria
Qual è il volto del cattolicesimo contemporaneo? Davide Romano, giornalista, specializzato in informazione religiosa, prova a darcene un ritratto attraverso una raccolta di articoli e inchieste svolte fra il 2000 e il 2005 che vanno a formare il suo ultimo lavoro. In questo agile volumetto l’autore affronta temi quali i rapporti fra chiesa cattolica e potere politico, fra chiesa e mafia, chiesa e libertà individuali, chiesa e sessualità. Tematiche che si sviluppano attraverso le voci di teologi, vescovi, politici, o semplici uomini e donne intervistati che danno un’istantanea della chiesa cattolica ben lontana dalla realtà monolitica che in queste ultime settimane le alte sfere del Vaticano vorrebbero riaffermare e rafforzare. Con sguardo oggettivo, con una scrittura scorrevole e con un registro che non indulge mai alla polemica, Romano fa lavoro giornalistico: ricostruisce gli avvenimenti, scrive notizie, fatti, mosso dall’amore per la verità. «Sono stato educato – dice nell’introduzione – alla scuola di maestri, di vita e di studi, che mi hanno insegnato che nulla è più esaltante e nobile della ricerca della verità, una verità umana naturalmente, che talvolta si rivela anche fin troppo umana. Quella che i giornalisti chiamano semplicemente “la notizia”».
Lo sguardo di Romano si muove con padronanza su due livelli: quello locale e quello nazionale. Sul versante locale, il contesto è quello della sua terra: la Sicilia, dove i rapporti tra Chiesa cattolica e mafia assumono atteggiamenti ambivalenti, che vanno dal silenzio alla denuncia, dalla complicità all’impegno, dalla condivisione alla condanna. Accanto al bel ritratto di don Nino Fasullo, voce che si leva per denunciare le collusioni con il potere mafioso e per invocare una società più giusta, vanno segnalati due documenti inediti presenti nel volume. Si tratta di due interventi di mons. Angelo Rizzo in difesa del deputato democristiano Calogero Volpe, definito dagli inquirenti referente politico della cosiddetta «mafia del Vallone», che sono utili documenti per individuare gli intrecci esistenti tra Cosa nostra, gerarchia cattolica siciliana e partito della Democrazia cristiana.
Sul versante nazionale sono di grande attualità le pagine in cui Davide Romano rintraccia il legame esistente fra «nuova-vecchia» destra e ultra-tradizionalismo cattolico. Romano ricorda che quella «fusione» ricevette grande impulso dalla minoranza ultraconservatrice che si oppose al Concilio Vaticano II, capeggiata da Marcel Lefebvre, «portavoce intransigente della cosiddetta “Tradizione”, simboleggiata dal rito eucaristico redatto da Pio V, contro la “nuova Messa” di Paolo VI» (p. 52).
Gli articoli si susseguono agevolmente e Romano passa con disinvoltura dal nazionale al locale. Una chicca l’articolo in cui racconta di quando – siamo a Palermo nel 2000 – riesce ad intrufolarsi tra i partecipanti ad un incontro a porte chiuse organizzato dall’ala movimentista di Alleanza nazionale, su «la Chiesa davanti alla modernità», relatore don Fausto Buzzi, seguace del vescovo scomunicato Lefebvre. Buzzi non ha dubbi sui mali che hanno colpito la Chiesa: la Riforma protestante, il Risorgimento, il comunismo, infine il Concilio Vaticano II dove si parlò di «eresie» come l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità episcopale. Se le chiese e i seminari teologici sono vuoti – continua don Buzzi nel racconto di Romano – è perché lì «s’insegna il protestantesimo» e perché la «nuova messa non è altro che una conferenza, non è nemmeno più una messa. Non è valida. Solo quella secondo il rito di san Pio V è vera messa. La nostra. E speriamo di poterla tornare a celebrare, dopo quarant’anni anche a Palermo» (pp. 60-61).
A cinque anni di distanza da quelle sortite, la messa in latino è stata ristabilita motu proprio da Ratzinger, e un documento della Congregazione per la dottrina della fede ha affermato che solo la Chiesa cattolica possiede «tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù», ridimensionando le aperture del Concilio Vaticano II che avevano incoraggiato il cammino ecumenico. Le posizioni reazionarie all’interno del cattolicesimo escono fuori dalle nicchie e si fortificano. Ma il volume di Davide Romano presenta il volto composito dell’universo cattolico che, ora più che mai, va riscoperto.
DAVIDE ROMANO (Palermo), giornalista, scrittore ed editore. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. È stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98.
Ha pubblicato: L’amore maldestro (2001), La linea d’orizzonte tra carne e Cielo (2003), La buriana e altri racconti (2003), Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), L’anima in tasca (2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005) e La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato l’antologia Nuova Poesia (2008) e l’opera del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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