sabato 29 gennaio 2011
venerdì 28 gennaio 2011
8 FEBBRAIO 2011 - PRESENTAZIONE LIBRO "INGANNO PADANO. La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano
Il Circolo dell'Italia dei Valori di Trapani ha organizzato nel corso della precedente riunione, un incontro per la presentazione del libro: "INGANNO PADANO - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa).
L'incontro avrà come ospiti gli stessi autori del libro e cioè:
Fabio Bonasera, giornalista al "Corriere del Mezzogiorno", al "Corriere di Rovigo" e al "Il Gazzettino". Attualmente è Direttore Responsabile del mensile di Patti (ME) "In cammino". Si occupa prevalentemente di cronaca bianca e politica.
Davide Romano, giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate tra le quali: "Il Giornale di Sicilia", "Il Mediterraneo", "La Repubblica", "Antimafia 2000", "La Rinascita della Sinistra", "Avvenimenti", "L'Inchiesta Sicilia" e "Riforma".
La prefazione del libro è stata curata da Furio Colombo.
La data della presentazione-incontro è stata fissata per il giorno 8 febbraio alle ore 19 sempre presso la Sede Provinciale dell'IDV di Trapani in via R. Passaneto 13.
Tutti i tesserati, cittadini e simpatizzanti sono invitati.
I D V - S T A F F
CIRCOLO DI TRAPANI
L'incontro avrà come ospiti gli stessi autori del libro e cioè:
Fabio Bonasera, giornalista al "Corriere del Mezzogiorno", al "Corriere di Rovigo" e al "Il Gazzettino". Attualmente è Direttore Responsabile del mensile di Patti (ME) "In cammino". Si occupa prevalentemente di cronaca bianca e politica.
Davide Romano, giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate tra le quali: "Il Giornale di Sicilia", "Il Mediterraneo", "La Repubblica", "Antimafia 2000", "La Rinascita della Sinistra", "Avvenimenti", "L'Inchiesta Sicilia" e "Riforma".
La prefazione del libro è stata curata da Furio Colombo.
La data della presentazione-incontro è stata fissata per il giorno 8 febbraio alle ore 19 sempre presso la Sede Provinciale dell'IDV di Trapani in via R. Passaneto 13.
Tutti i tesserati, cittadini e simpatizzanti sono invitati.
I D V - S T A F F
CIRCOLO DI TRAPANI
giovedì 27 gennaio 2011
“In quelle pagine il racconto di un dolore che il tempo non potrà mai lenire” di Marianna Barone (Gazzetta del Sud, Giovedì 27 Gennaio 2011)
Il ricordo di Graziella Campagna, ma anche quello di suo fratello, il carabiniere Piero, e del suo straordinario coraggio. È un dialogo costante tra i due fratelli più che un'inchiesta giudiziaria il libro "Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia" (edito da "La Zisa"), scritto dalla giornalista Rosaria Brancato e presentato al circolo Pickwick. "Graziella continua a vivere attraverso gli occhi di Piero – afferma Rosaria Brancato – una "storia d'amore" tra i due fratelli, nata il 14 dicembre del 1985 quando, due giorni dopo la tragica uccisione di Graziella, il fratello ne rinvenne il corpo". Nel suo lavoro, l'autrice ricostruisce i ventiquattro lunghissimi anni di ricerca della verità giudiziaria, ma soprattutto dà voce alle vittime di questa drammatica vicenda: a Graziella, a Piero e a tutti gli altri componenti di una famiglia distrutta dal dolore. "Non volevo fare il resoconto di un'inchiesta – prosegue Rosaria Brancato – ma raccontare la storia di persone "normali", eroi del quotidiano. L'idea mi è venuta il giorno dell'intitolazione della palestra di Saponara a Graziella. L'ho scritto per dar voce a lei, ma anche ai suoi familiari. Perché quel¬la notte è stata uccisa tutta la famiglia Campagna. Ed è stata uccisa ogni giorno per venticinque anni. Il messaggio per le nuove generazioni è di non girarsi mai dall'altra parte". "Grazie a Rosaria, in questo libro, nel quale si coglie la sua professionalità e la sua passione, Graziella parla", commenta la giornalista della Rtp, Gisella Cicciò, moderatrice dell'incontro al quale hanno preso parte anche il fratello di Graziella Campagna, Pasquale, e il sen. Gianpiero D'Alia, membro della Commissione parlamentare antimafia. "In queste pagine, Rosaria ci ha messo tutto il suo sentimento – dichiara Pasquale Campagna, presente insieme con suo fratello Paolo – mia madre e noi tutti siamo grati a coloro che ci sono stati vicini. Ma questo è un dolore che il tempo non cancella. Mia madre dice sempre che vive per la responsabilità nei confronti della famiglia, ma che è morta dentro da tanti anni. Non smetteremo mai di trasmettere ai ragazzi di oggi il messaggio dell'importanza del rispetto delle regole e della legalità". Infine, l'intervento di D'Alia: "Quello di Graziella Campagna è uno degli omicidi più brutti della storia della mafia siciliana, che ha segnato profondamente le coscienze di tutti e che ha testimoniato come Messina non sia mai stata "babba", ossia lontana dai fenomeni della criminalità organizzata e fuori dai circuiti della mafia". Poi, il senatore si sofferma sulla famiglia Campagna, evidnziando "la grande dignità e il grande equilibrio con cui ha affrontato una tragedia che il tempo non cancella, ma che, al contrario, rende la perdita ancor più insopportabile". E, ponendo l'accento sul libro di Rosaria Brancato (dedicato alla sorella Celeste), aggiunge: "Con grande determinazione e profonda delicatezza l'autrice ha raccontato questa vicenda realizzando un lavoro egregio. È un libro che si fa leggere, che ci trasmette cose di cui quotidianamente abbiamo sempre bisogno". Ad intervenire anche il direttore del circolo Pickwick, Salvo Trimarchi, e l'on. Giovanni Ardizzone. Nel corso del dibattito, la giornalista Gisella Cicciò, ha proposto l'organizzazione di un altro incontro sul libro in occasione della prossima Notte della cultura.
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"LA FABBRICA DELLA DISOCCUPAZIONE"
La Repubblica (PALERMO, DOMENICA 23 GENNAIO 2011)
Il libraio
FILIPPO GIUNTA: "LA FABBRICA DELLA DISOCCUPAZIONE"
«Giosuè, dicci 'a poesia’» è lo sfotto che i compagni di lavoro fanno continuamente a Giosuè, il protagonista del monologo teatrale che Piero Macaluso ha pubblicato con La Zisa dal titolo Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat – dice Filippo Giunta della libreria Punto 52 di Termini – Macaluso riesce a farci ragionare sulla condizione del lavoro in fabbrica. Interessante la postfazione di Luigi Cavallaro, magistrato del lavoro, che insiste sul Diritto al lavoro e di come il progresso tecnologico finisce per creare operai super sfruttati accanto a una enorme massa di disoccupati».
a. f.
Il libraio
FILIPPO GIUNTA: "LA FABBRICA DELLA DISOCCUPAZIONE"
«Giosuè, dicci 'a poesia’» è lo sfotto che i compagni di lavoro fanno continuamente a Giosuè, il protagonista del monologo teatrale che Piero Macaluso ha pubblicato con La Zisa dal titolo Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat – dice Filippo Giunta della libreria Punto 52 di Termini – Macaluso riesce a farci ragionare sulla condizione del lavoro in fabbrica. Interessante la postfazione di Luigi Cavallaro, magistrato del lavoro, che insiste sul Diritto al lavoro e di come il progresso tecnologico finisce per creare operai super sfruttati accanto a una enorme massa di disoccupati».
a. f.
martedì 25 gennaio 2011
"Esordienti grandi firme" di Maria Simonetti
Thriller. Romanzi storici. Drammi familiari. Dopo il successo della Avallone, è l'ora delle scrittrici di neanche trent'anni.
(L’Espresso, 14 gennaio 2011)
Effetto Avallone. Dopo il successo della 26enne Silvia, che con il suo primo romanzo "Acciaio" (Rizzoli) ha vinto il premio Campiello Giovani 2010 e lisciato per soli quattro voti lo Strega, si è ufficialmente aperta la caccia all'esordiente. Un libro discusso, "Acciaio", tacciato anche di superficialità e qualunquismo, ma che dall'estate scorsa è saldo in vetta alle classifiche. Tanto da spingere gli editori a cercare nuovi debutti femminili, e di età sempre più giovane.
È la carica delle "sorelline" di Avallone, tutte rigorosamente under 30: puro business o, come giurano gli editor, una scrittura nuova e una spinta creativa finalmente libera da ideologie e gabbie del passato? Non raccontano di sé, del loro primo bacio o di Facebook, le nuove "avallonesse". Sono ragazze ubique e poliglotte che amano girare il mondo, appassionate di storia antica ma attente alla nuova realtà dell'integrazione. Andiamo a conoscerle.
L'esordio più sorprendente è quello di Viola Di Grado, 24 anni di Catania, che in "Settanta acrilico trenta lana" (edizioni e/o) squaderna un interno familiare inquietante. Orfana di padre - è precipitato in un fosso mentre era in macchina avvinghiato all'amante - Camelia vive con la madre a Leeds, Inghilterra, luogo tetrissimo e frigido dove piove e basta. L'appartamento è un set di paranoie e ossessioni: la madre, in pieno disfacimento, non vuole più uscire e fotografa buchi, nei muri come nei cibi o nelle tende, ha smesso di parlare e comunica con la lingua degli sguardi.
Anche lei anoressica verbale, Camelia traduce manuali di istruzione per elettrodomestici e si veste con abiti tagliuzzati, storti, decapitati. Le parole sono più vive delle persone, in questa auto-reclusione che assomiglia alla cantina dove si rinchiude il protagonista di "Io e te"di Niccolò Ammaniti (Einaudi), soprattutto gli ideogrammi cinesi di cui Camelia s'invaghisce quando incontra il ragazzo Wen, che vuole insegnarle la sua lingua. Per gli editor di e/o Viola Di Grado è "dark come Amélie Nothomb e provocante come Elena Ferrante". Paragoni un po' forti per una ventiquattrenne, forse. Ma di certo la scrittura di questa ragazza laureata in lingue orientali a Torino, che ha vissuto tra Cina e Giappone, attrae e cattura: fino alla non scontata conclusione, che assesta un duro colpo a chi pensava che il rapporto tra madre e figlia non fosse poi così morboso.
Di famiglie disastrate parla anche "Le giostre sono per gli scemi" (Rizzoli) con cui debutta Barbara Di Gregorio, 29 anni di Chieti, laurea al Dams di Bologna e tanti lavoretti arrangiati, da lavapiatti a cameriera. Sono per gli scemi, le giostre, perché al bambino Leonardo hanno portato via il padre, figlio di zingari che gira per i lunapark di paese con il suo ottovolante e che un bel giorno non è tornato più. La mamma ha avuto un altro bambino, Chicco, ma anche lei non c'è mai perché passa la notte a sbronzarsi sulle giostre.
La vita quotidiana dei due ragazzini è francamente un pugno nello stomaco, con il piccolo Chicco bulimico e Leonardo che lo rinchiude in camera con due polpette fredde e un grumo di purè: fino al colpo di scena che a metà romanzo cerca di risolvere le cose. Tutt'altro registro è quello scelto da Annalisa Maniscalco, nata a Cefalù 22 anni fa, laureanda in lettere a Roma e residente a Parigi, che ha girato la Normandia in bicicletta e la Scandinavia in treno "e in fin dei conti", si descrive, "sogno, come forse tutti, di tornare a casa". Il suo "Le versioni della mezza noce" (Giulio Perrone Editore) è teatrale e pirandelliano, con tre protagonisti che entrano ed escono in un gioco d'incastri, ognuno spiando e immaginando un pezzetto della vita degli altri da dietro le finestre o attraverso brevi incontri al semaforo e in panetteria: sono la ragazza che voleva essere un'ombra, il ritrattista con l'impermeabile e la donna anziana avvinta alla catenina che porta al collo.
Certo stupisce che temi come la fobia sociale e la maternità malata facciano parte del bagaglio culturale di scrittrici così giovani. Per fortuna, oltre alla passione di scappar via in terre lontane, hanno anche un altro amore in comune: quello per la storia. L'anno scorso si gridò al caso editoriale per l'esordio della diciannovenne Francesca Petrizzo, studentessa di storia a Oxford e vincitrice del premio "Scrittore toscano dell'anno" con "Memorie di una cagna" (Frassinelli), protagonista Elena di Troia e la sua verità. Oggi Dafne Amati, 23 anni di Savona, studi di filosofia a Milano e una biblioteca ricca come quella di un docente universitario, debutta con un progetto ancora più ambizioso: il suo "Rex" (Rizzoli), storia di Romolo e Remo, è solo l'inizio di una trilogia ancora top secret. Esultano alla Rizzoli, che ha pochi titoli storici in catalogo ma è intenzionata, dopo l'exploit di Amati, a inaugurarne una serie. Perché "Rex", pur con una scrittura di genere, avvince: in un Lazio ancestrale e incantato, tra le boscaglie intricate e i tratturi soleggiati di Saturnia Settemonti, il quartier generale dei Quiriti, si snodano le vicende del pastore Remo e del fratello bandito Romolo, destinati a fondare la città che governerà il mondo.
Nella corsa agli emuli di Paolo (Giordano, autore dell'ormai long seller "La solitudine dei numeri primi") e di Silvia (Avallone), vale tutto. Anche dar fondo ai cassetti. Così l'editore Giulio Perrone rilancia la ventiquattrenne Ilaria Rossetti di Lodi, autrice nel 2009 di "Tu che te ne andrai ovunque", storia di integrazione tra l'anima musulmana, con le sue regole e costrizioni, e quella occidentale. Anche qui tre protagonisti spaesati su cui spicca Nicola Ortis, professore che stila elenchi intitolati "Cose che non capisco" ben prima di Fabio Fazio e del suo "Vieni via con me", e che una mattina in classe appicca il fuoco ai libri, sentendosi poi molto meglio. Infine, se Einaudi-Stile Libero sta lavorando all' esordio di Giulia Besa, romana di 21 anni, studentessa di Giurisprudenza di cui uscirà ad aprile "Numero sconosciuto", thriller psicologico tutto giocato a colpi di sms, Longanesi annuncia la nascita della "Patricia Cornwell italiana": è Alessia Gazzola, 27 anni di Messina, anatomopatologa, autrice del legal thriller "L'allieva". Protagonista Alice Allevi: diventerà la nuova Key Scarpetta?
(L’Espresso, 14 gennaio 2011)
Effetto Avallone. Dopo il successo della 26enne Silvia, che con il suo primo romanzo "Acciaio" (Rizzoli) ha vinto il premio Campiello Giovani 2010 e lisciato per soli quattro voti lo Strega, si è ufficialmente aperta la caccia all'esordiente. Un libro discusso, "Acciaio", tacciato anche di superficialità e qualunquismo, ma che dall'estate scorsa è saldo in vetta alle classifiche. Tanto da spingere gli editori a cercare nuovi debutti femminili, e di età sempre più giovane.
È la carica delle "sorelline" di Avallone, tutte rigorosamente under 30: puro business o, come giurano gli editor, una scrittura nuova e una spinta creativa finalmente libera da ideologie e gabbie del passato? Non raccontano di sé, del loro primo bacio o di Facebook, le nuove "avallonesse". Sono ragazze ubique e poliglotte che amano girare il mondo, appassionate di storia antica ma attente alla nuova realtà dell'integrazione. Andiamo a conoscerle.
L'esordio più sorprendente è quello di Viola Di Grado, 24 anni di Catania, che in "Settanta acrilico trenta lana" (edizioni e/o) squaderna un interno familiare inquietante. Orfana di padre - è precipitato in un fosso mentre era in macchina avvinghiato all'amante - Camelia vive con la madre a Leeds, Inghilterra, luogo tetrissimo e frigido dove piove e basta. L'appartamento è un set di paranoie e ossessioni: la madre, in pieno disfacimento, non vuole più uscire e fotografa buchi, nei muri come nei cibi o nelle tende, ha smesso di parlare e comunica con la lingua degli sguardi.
Anche lei anoressica verbale, Camelia traduce manuali di istruzione per elettrodomestici e si veste con abiti tagliuzzati, storti, decapitati. Le parole sono più vive delle persone, in questa auto-reclusione che assomiglia alla cantina dove si rinchiude il protagonista di "Io e te"di Niccolò Ammaniti (Einaudi), soprattutto gli ideogrammi cinesi di cui Camelia s'invaghisce quando incontra il ragazzo Wen, che vuole insegnarle la sua lingua. Per gli editor di e/o Viola Di Grado è "dark come Amélie Nothomb e provocante come Elena Ferrante". Paragoni un po' forti per una ventiquattrenne, forse. Ma di certo la scrittura di questa ragazza laureata in lingue orientali a Torino, che ha vissuto tra Cina e Giappone, attrae e cattura: fino alla non scontata conclusione, che assesta un duro colpo a chi pensava che il rapporto tra madre e figlia non fosse poi così morboso.
Di famiglie disastrate parla anche "Le giostre sono per gli scemi" (Rizzoli) con cui debutta Barbara Di Gregorio, 29 anni di Chieti, laurea al Dams di Bologna e tanti lavoretti arrangiati, da lavapiatti a cameriera. Sono per gli scemi, le giostre, perché al bambino Leonardo hanno portato via il padre, figlio di zingari che gira per i lunapark di paese con il suo ottovolante e che un bel giorno non è tornato più. La mamma ha avuto un altro bambino, Chicco, ma anche lei non c'è mai perché passa la notte a sbronzarsi sulle giostre.
La vita quotidiana dei due ragazzini è francamente un pugno nello stomaco, con il piccolo Chicco bulimico e Leonardo che lo rinchiude in camera con due polpette fredde e un grumo di purè: fino al colpo di scena che a metà romanzo cerca di risolvere le cose. Tutt'altro registro è quello scelto da Annalisa Maniscalco, nata a Cefalù 22 anni fa, laureanda in lettere a Roma e residente a Parigi, che ha girato la Normandia in bicicletta e la Scandinavia in treno "e in fin dei conti", si descrive, "sogno, come forse tutti, di tornare a casa". Il suo "Le versioni della mezza noce" (Giulio Perrone Editore) è teatrale e pirandelliano, con tre protagonisti che entrano ed escono in un gioco d'incastri, ognuno spiando e immaginando un pezzetto della vita degli altri da dietro le finestre o attraverso brevi incontri al semaforo e in panetteria: sono la ragazza che voleva essere un'ombra, il ritrattista con l'impermeabile e la donna anziana avvinta alla catenina che porta al collo.
Certo stupisce che temi come la fobia sociale e la maternità malata facciano parte del bagaglio culturale di scrittrici così giovani. Per fortuna, oltre alla passione di scappar via in terre lontane, hanno anche un altro amore in comune: quello per la storia. L'anno scorso si gridò al caso editoriale per l'esordio della diciannovenne Francesca Petrizzo, studentessa di storia a Oxford e vincitrice del premio "Scrittore toscano dell'anno" con "Memorie di una cagna" (Frassinelli), protagonista Elena di Troia e la sua verità. Oggi Dafne Amati, 23 anni di Savona, studi di filosofia a Milano e una biblioteca ricca come quella di un docente universitario, debutta con un progetto ancora più ambizioso: il suo "Rex" (Rizzoli), storia di Romolo e Remo, è solo l'inizio di una trilogia ancora top secret. Esultano alla Rizzoli, che ha pochi titoli storici in catalogo ma è intenzionata, dopo l'exploit di Amati, a inaugurarne una serie. Perché "Rex", pur con una scrittura di genere, avvince: in un Lazio ancestrale e incantato, tra le boscaglie intricate e i tratturi soleggiati di Saturnia Settemonti, il quartier generale dei Quiriti, si snodano le vicende del pastore Remo e del fratello bandito Romolo, destinati a fondare la città che governerà il mondo.
Nella corsa agli emuli di Paolo (Giordano, autore dell'ormai long seller "La solitudine dei numeri primi") e di Silvia (Avallone), vale tutto. Anche dar fondo ai cassetti. Così l'editore Giulio Perrone rilancia la ventiquattrenne Ilaria Rossetti di Lodi, autrice nel 2009 di "Tu che te ne andrai ovunque", storia di integrazione tra l'anima musulmana, con le sue regole e costrizioni, e quella occidentale. Anche qui tre protagonisti spaesati su cui spicca Nicola Ortis, professore che stila elenchi intitolati "Cose che non capisco" ben prima di Fabio Fazio e del suo "Vieni via con me", e che una mattina in classe appicca il fuoco ai libri, sentendosi poi molto meglio. Infine, se Einaudi-Stile Libero sta lavorando all' esordio di Giulia Besa, romana di 21 anni, studentessa di Giurisprudenza di cui uscirà ad aprile "Numero sconosciuto", thriller psicologico tutto giocato a colpi di sms, Longanesi annuncia la nascita della "Patricia Cornwell italiana": è Alessia Gazzola, 27 anni di Messina, anatomopatologa, autrice del legal thriller "L'allieva". Protagonista Alice Allevi: diventerà la nuova Key Scarpetta?
domenica 23 gennaio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
Saviano, De Mauro: Boicottaggi? In biblioteca metterei anche Hitler
Roma, 21 GEN (Il Velino) - "Una buona biblioteca deve contenere anche i testi di Hitler o dei razzisti piu' biechi". Parola di Tullio De Mauro, linguista di fama mondiale ed ex ministro della Pubblica Istruzione in merito alla polemica del boicottaggio di Roberto Saviano proposto da alcuni amministratori locali nelle biblioteche civiche e nelle scuole del Veneto. "Le idee e i libri che le esprimono non si censurano in nessun caso - afferma De Mauro ad Affaritaliani.it -. Ecco perche' quella degli assessori veneti mi sembra un'iniziativa sbagliata. Come insegnava Epicuro, gli scritti degli altri vanno letti anche quando sono sbagliati. Ed ecco perche' credo che una buona biblioteca deve contenere anche i testi di Hitler o dei razzisti piu' biechi". In questi giorni, dopo la proposta di boicottare i libri di Saviano (reo, secondo gli amministratori veneti, di aver parlato male della Lega), alla Camera le deputate del Pd Emilia De Biasi e Manuela Ghizzoni hanno presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e dei Beni culturali, Sandro Bondi. (red/fan) 211316 GEN 11 NNNN
LIBRI: DA SAVIANO A CAMILLERI, LE 'POPSTAR DELLA CULTURA'
Esce oggi Popstar della Cultura, libro-pamphlet di Alessandro Trocino (Fazi Editore, 224 pagine, 18 euro) che racconta la 'resistibile ascesa' di sei protagonisti della cultura e dello spettacolo: Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Carlo Petrini, Beppe Grillo, Mauro Corona e Andrea Camilleri.
Un affresco ironico e graffiante, divertente ma anche serio, sullo stato della cultura di massa in Italia, con particolare attenzione agli idoli della sinistra. Attraverso le testimonianze di estimatori e detrattori, i documenti e le opere, il libro racconta la parabola di sei personaggi che, in campi diversi, sono arrivati sul piedistallo piu' alto della celebrita'.
Il viaggio tra i 'Venerati Maestri' e' anche il pretesto per raccontare l'Italia, per smontare i meccanismi mediatici e divistici di un Paese in cui l'inclinazione al conformismo, la profusione di retorica apocalittica, la delega delle responsabilita', la ricerca del guru di turno e il presenzialismo hanno azzerato il pensiero critico e la capacita' di ragionare sui contenuti. Perche' se e' vero che la cultura di questi anni e' stata monopolizzata dal berlusconismo imperante, e' altrettanto vero che la sinistra, orfana dei suoi intellettuali di una volta, ha ceduto di schianto e ha ormai cambiato pelle. Dall'egemonia culturale di impronta gramsciana all'industria culturale di Horkheimer e Adorno, fino all'attuale strapotere del marketing editoriale, il salto e' stato lungo. In mezzo si e' costituito un universo contaminato e franto, nel quale destra e sinistra si sono spesso confuse in un abbraccio poco virtuoso.
Il libro e' preceduto da una prefazione di Antonio Pascale, narratore e saggista, autore di 'Questo e' il Paese che non amo', che definisce Popstar della cultura 'un libro bello e serio' e 'un originale contributo alla democrazia culturale'.
(ANSA).
Un affresco ironico e graffiante, divertente ma anche serio, sullo stato della cultura di massa in Italia, con particolare attenzione agli idoli della sinistra. Attraverso le testimonianze di estimatori e detrattori, i documenti e le opere, il libro racconta la parabola di sei personaggi che, in campi diversi, sono arrivati sul piedistallo piu' alto della celebrita'.
Il viaggio tra i 'Venerati Maestri' e' anche il pretesto per raccontare l'Italia, per smontare i meccanismi mediatici e divistici di un Paese in cui l'inclinazione al conformismo, la profusione di retorica apocalittica, la delega delle responsabilita', la ricerca del guru di turno e il presenzialismo hanno azzerato il pensiero critico e la capacita' di ragionare sui contenuti. Perche' se e' vero che la cultura di questi anni e' stata monopolizzata dal berlusconismo imperante, e' altrettanto vero che la sinistra, orfana dei suoi intellettuali di una volta, ha ceduto di schianto e ha ormai cambiato pelle. Dall'egemonia culturale di impronta gramsciana all'industria culturale di Horkheimer e Adorno, fino all'attuale strapotere del marketing editoriale, il salto e' stato lungo. In mezzo si e' costituito un universo contaminato e franto, nel quale destra e sinistra si sono spesso confuse in un abbraccio poco virtuoso.
Il libro e' preceduto da una prefazione di Antonio Pascale, narratore e saggista, autore di 'Questo e' il Paese che non amo', che definisce Popstar della cultura 'un libro bello e serio' e 'un originale contributo alla democrazia culturale'.
(ANSA).
Quelle che... il bunga bunga!!! Escort e politici nell'Italia di Re Silvio.
In libreria il volume di Alessia Cannizzaro, “Buttana di lusso. Confessioni di una escort”, Edizioni La Zisa
E l'onorevole mi disse: "Picchiami, sono un bambino cattivo!"
Un Paese a luci rosse annidato tra le pieghe di un perbenismo di facciata. L'Italia è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora con clienti molto particolari ede esigenti. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente dell'Italia bigotta e perbenista. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di un Paese sommerso, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili.
Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.
___________________________________
Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
cell. +39 328 4728708
e-mail: stampa@lazisa.it - www.lazisa.it
Blog; http://edizionilazisa.blogspot.com/
E l'onorevole mi disse: "Picchiami, sono un bambino cattivo!"
Un Paese a luci rosse annidato tra le pieghe di un perbenismo di facciata. L'Italia è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora con clienti molto particolari ede esigenti. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente dell'Italia bigotta e perbenista. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di un Paese sommerso, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili.
Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.
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giovedì 20 gennaio 2011
LA PRESUNTA «FINE DEL MONDO» MA CHI È COSÌ INTERESSATO ALLA CATASTROFE DEL 2012?
di Rosanna Migliore (Riforma settimanale, 21 maggio 2010)
Ogni generazione soffre nell’attesa del giudizio universale, e demanda a scienziati e profeti il compito di mettere una X sul calendario. Catastrofi, esplosioni di supernove, tempeste solari, previsioni di antiche civiltà, tutto questo e molto altro ruota intorno alla credenza che il 2012 sia la data fatidica, il “the end” tanto temuto dall’umanità. Internet crea il fenomeno e lo amplifica, confonde l’internauta, che si trova circondato da leggende, dati scientifici e profezie. Walter Ferreri, astronomo torinese, attraverso il suo libro, cerca di fare chiarezza avvalendosi dell’approccio scientifico. Il libro analizza tutti gli aspetti o aneddoti, riferiti al 2012 come prove del suo significato mistico. Il titolo “La verità sul 2012” da subito al lettore un’idea precisa del suo scopo: cosa c’è di vero in questa profezia e cosa dobbiamo temere? La storia e l’astronomia sono gli strumenti di cui si serve l’autore per smentire i catastrofisti: il mito del 2012 nasce con elementi storici decontestualizzati o mal interpretati, quali lo studio del calendario Maya (di cui il 2012 sarebbe il 13° e ultimo Baktun), delle previsioni di San Malachia o delle quartine di Nostradamus. Oltretutto secondo gli esperti, la Terra nel 2012 non correrebbe più rischi, se non quelli causati dall’incoscienza ambientale dei suoi abitanti. Quindi nessun meteorite in vista, o allineamento planetario, o una maggiore attività del sole che annienterà la vita sulla Terra. Per questo l’autore vuole sottolineare come la paura di massa non sia un evento casuale, ma un fatto indotto per motivi economici. Questo libro non serve per ritrovare la speranza, ma per ricordare alla folla che non basta una ricerca su internet per conoscere l’astronomia e interpretare la storia. Ognuno di noi è libero di credere a ciò che vuole, ma Walter Ferreri ci tiene a restituire ai suoi lettori la libertà di godersi gli anni a venire senza paure immotivate. E anche questa volta per la “fine del mondo” si dovrà aspettare!
Walter Ferreri, “La verità sul 2012”, Edizioni La Zisa, pp. 112, euro 8,90
Ogni generazione soffre nell’attesa del giudizio universale, e demanda a scienziati e profeti il compito di mettere una X sul calendario. Catastrofi, esplosioni di supernove, tempeste solari, previsioni di antiche civiltà, tutto questo e molto altro ruota intorno alla credenza che il 2012 sia la data fatidica, il “the end” tanto temuto dall’umanità. Internet crea il fenomeno e lo amplifica, confonde l’internauta, che si trova circondato da leggende, dati scientifici e profezie. Walter Ferreri, astronomo torinese, attraverso il suo libro, cerca di fare chiarezza avvalendosi dell’approccio scientifico. Il libro analizza tutti gli aspetti o aneddoti, riferiti al 2012 come prove del suo significato mistico. Il titolo “La verità sul 2012” da subito al lettore un’idea precisa del suo scopo: cosa c’è di vero in questa profezia e cosa dobbiamo temere? La storia e l’astronomia sono gli strumenti di cui si serve l’autore per smentire i catastrofisti: il mito del 2012 nasce con elementi storici decontestualizzati o mal interpretati, quali lo studio del calendario Maya (di cui il 2012 sarebbe il 13° e ultimo Baktun), delle previsioni di San Malachia o delle quartine di Nostradamus. Oltretutto secondo gli esperti, la Terra nel 2012 non correrebbe più rischi, se non quelli causati dall’incoscienza ambientale dei suoi abitanti. Quindi nessun meteorite in vista, o allineamento planetario, o una maggiore attività del sole che annienterà la vita sulla Terra. Per questo l’autore vuole sottolineare come la paura di massa non sia un evento casuale, ma un fatto indotto per motivi economici. Questo libro non serve per ritrovare la speranza, ma per ricordare alla folla che non basta una ricerca su internet per conoscere l’astronomia e interpretare la storia. Ognuno di noi è libero di credere a ciò che vuole, ma Walter Ferreri ci tiene a restituire ai suoi lettori la libertà di godersi gli anni a venire senza paure immotivate. E anche questa volta per la “fine del mondo” si dovrà aspettare!
Walter Ferreri, “La verità sul 2012”, Edizioni La Zisa, pp. 112, euro 8,90
mercoledì 19 gennaio 2011
Castrezzato (Bs) 20 gennaio, Presentazione di “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord” di Fabio Bonasera e Davide Romano, Edizioni La Zisa
Presentazione il 20 gennaio, alle ore 20,30, presso la Sala civica del comune di Castrezzato, in provincia di Brescia, in via Gatti 15, del volume “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa.
IL LIBRO: “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90
Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.
GLI AUTORI: Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.
Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma. E' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
Tel. +39 091 331104 - fax +39 091 6127870
cell. +39 328 4728708
e-mail: stampa@lazisa.it - www.lazisa.it
Blog; http://edizionilazisa.blogspot.com/
IL LIBRO: “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90
Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.
GLI AUTORI: Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.
Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma. E' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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martedì 18 gennaio 2011
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lunedì 17 gennaio 2011
III PREMIO LETTERARIO REGIONALE CITTÀ DI VIAGRANDE
Rivolto a opere di narrativa di autori siciliani editi in tutta Italia
Il bando è aperto, scade il 31 marzo 2011
Il bando è aperto, scade il 31 marzo 2011
VIAGRANDE (CT) – Oltre 100 le opere narrative di autori siciliani; 50 le case editrici che hanno partecipato; 9 tra esperti, docenti e giornalisti, i membri della giuria e del comitato scientifico; 6mila euro il montepremi fino ad oggi assegnato ai vincitori delle scorse edizioni, che hanno riscosso grande successo di pubblico, editoria e stampa.
Nato come una scommessa sulla Sicilia e per la Sicilia, pensato e realizzato in una “culla” della tradizione storica e culturale dell’Isola, torna il “Premio letterario regionale Città di Viagrande”: grazie all’impegno e alla passione dell’amministrazione comunale guidata da Venera Cavallaro, con la direzione tecnico-organizzativa di Caterina Muscuso e il patrocinio della Provincia Regionale di Catania, per il terzo anno consecutivo il concorso letterario si conferma un imperdibile appuntamento nell’agenda di scrittori e case editrici.
Sarà data voce alla “sicilitudine”, nell’intento - anche quest’anno – di dare il giusto riconoscimento a una storia letteraria che dai celebri versi del passato continua a vivere nel presente. Dopo aver premiato nomi del calibro di Domenico Seminerio (vincitore della I edizione con “Il manoscritto di Shakespeare” edito Sellerio), del giornalista Salvo Sottile (terzo classificato nel 2010 con il noir “Più scuro di mezzanotte” edito Sperling & Kupfer) e del giovane talento siciliano Giorgio Vasta, vincitore in carica con “Il tempo materiale” – dall’ordito stilistico scabro e convincente, serrato nei dialoghi ed essenziale nelle descrizioni – il Premio chiamerà a raccolta gli autori siciliani di opere di narrativa edite in tutta Italia da marzo 2009 a marzo 2011, scritte in lingua italiana e dotate di codice “ISBN” (International Standard Book Number), il codice numerico utilizzato internazionalmente per la classificazione dei libri. Potranno partecipare opere inviate da autori ed editori, non premiate in altri concorsi sino alla data 31 marzo 2011.
I partecipanti dovranno spedire, entro il 31 marzo 2011, alla segreteria del Premio (Area Servizi Socio-Culturali, via della Regione, 24 - 95029 - Viagrande) cinque copie dell’opera e compilare l’apposita domanda di partecipazione, che è possibile scaricare dai siti www.comune.viagrande.ct.it. e www.i-press.it. La partecipazione è a titolo gratuito.
La Giuria, composta dal sindaco del Comune di Viagrande nella qualità di presidente onorario e da cinque professionisti scelti tra scrittori, giornalisti e studiosi, effettuerà una pre-selezione individuando tra le opere inviate quelle da sottoporre al Comitato tecnico-scientifico, formato da tre docenti dell’Università degli Studi di Catania, che provvederà alla selezione dei vincitori. I componenti della Giuria e del Comitato saranno resi noti in sede di premiazione. Al primo classificato andrà il premio di 1.200 euro; al secondo quello di 1000 euro al terzo classificato 800 euro.
Ulteriori informazioni ai seguenti contatti: tel. 095/ 7901327; fax. 095/7901326; mail: servizi.sociali@comune.viagrande.ct.it. e/o marketing@i-press.it.
Nato come una scommessa sulla Sicilia e per la Sicilia, pensato e realizzato in una “culla” della tradizione storica e culturale dell’Isola, torna il “Premio letterario regionale Città di Viagrande”: grazie all’impegno e alla passione dell’amministrazione comunale guidata da Venera Cavallaro, con la direzione tecnico-organizzativa di Caterina Muscuso e il patrocinio della Provincia Regionale di Catania, per il terzo anno consecutivo il concorso letterario si conferma un imperdibile appuntamento nell’agenda di scrittori e case editrici.
Sarà data voce alla “sicilitudine”, nell’intento - anche quest’anno – di dare il giusto riconoscimento a una storia letteraria che dai celebri versi del passato continua a vivere nel presente. Dopo aver premiato nomi del calibro di Domenico Seminerio (vincitore della I edizione con “Il manoscritto di Shakespeare” edito Sellerio), del giornalista Salvo Sottile (terzo classificato nel 2010 con il noir “Più scuro di mezzanotte” edito Sperling & Kupfer) e del giovane talento siciliano Giorgio Vasta, vincitore in carica con “Il tempo materiale” – dall’ordito stilistico scabro e convincente, serrato nei dialoghi ed essenziale nelle descrizioni – il Premio chiamerà a raccolta gli autori siciliani di opere di narrativa edite in tutta Italia da marzo 2009 a marzo 2011, scritte in lingua italiana e dotate di codice “ISBN” (International Standard Book Number), il codice numerico utilizzato internazionalmente per la classificazione dei libri. Potranno partecipare opere inviate da autori ed editori, non premiate in altri concorsi sino alla data 31 marzo 2011.
I partecipanti dovranno spedire, entro il 31 marzo 2011, alla segreteria del Premio (Area Servizi Socio-Culturali, via della Regione, 24 - 95029 - Viagrande) cinque copie dell’opera e compilare l’apposita domanda di partecipazione, che è possibile scaricare dai siti www.comune.viagrande.ct.it. e www.i-press.it. La partecipazione è a titolo gratuito.
La Giuria, composta dal sindaco del Comune di Viagrande nella qualità di presidente onorario e da cinque professionisti scelti tra scrittori, giornalisti e studiosi, effettuerà una pre-selezione individuando tra le opere inviate quelle da sottoporre al Comitato tecnico-scientifico, formato da tre docenti dell’Università degli Studi di Catania, che provvederà alla selezione dei vincitori. I componenti della Giuria e del Comitato saranno resi noti in sede di premiazione. Al primo classificato andrà il premio di 1.200 euro; al secondo quello di 1000 euro al terzo classificato 800 euro.
Ulteriori informazioni ai seguenti contatti: tel. 095/ 7901327; fax. 095/7901326; mail: servizi.sociali@comune.viagrande.ct.it. e/o marketing@i-press.it.
In libreria la 2a ristampa di "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" (Edizioni La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano
"Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90
2° ristampa in una settimana!!!
Il libro che la Lega non vuol farvi leggere.
Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.
Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.
Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate (tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma).ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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2° ristampa in una settimana!!!
Il libro che la Lega non vuol farvi leggere.
Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.
Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.
Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate (tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma).ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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giovedì 13 gennaio 2011
martedì 11 gennaio 2011
Arriva in libreria: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, La Zisa
Arriva in libreria: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, A cura di Italo Pons, Prefazione di Antonio Di Grado, Con una nota di Maurizio Rizza, Edizioni La Zisa, pp. 256, euro 16
Questa di Teodoro Balma è più un’opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico – il ventennio fascista – nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l’Autore rende omaggio all’allora capo del governo – un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione –, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell’Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un’altra parte di questo nostro stupido mondo.
Teodoro Balma (1917-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: “Corriere di Sicilia”, “Persona”, “Protestantesimo”, “La Luce”, “L’Appello”, “Gioventù Cristiana”. Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).
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venerdì 7 gennaio 2011
Arriva in libreria “Il libro nero della pedofilia” di Massimiliano Frassi, Prefazione di Alessia Sinatra, Edizioni La Zisa, pp. 144, euro 12
I numeri dell’orrore - Le reti dei pedofili - Gli abusi in famiglia, nelle scuole materne e nelle diverse chiese – La pedopornografia in Internet - Le testimonianze delle vittime
Negli ultimi anni la pedofilia è diventata uno dei fenomeni raccapriccianti che più ha occupato le prime pagine dei mezzi di comunicazione. Si tratta certamente di una forma di criminalità non nuova nella storia dell’umanità, ma che in conseguenza dei più moderni e sofisticati ritrovamenti tecnologici (internet, soprattutto) ha facilitato e reso più visibili i contatti tra questi mostri, che si annidano dappertutto e spesso in luoghi ritenuti i più sicuri (scuole, parrocchie, gli stessi nuclei famigliari), e la conseguente diffusione di materiale pedopornografico giunto ormai a livelli di inaudita barbarie. Questo libro-denuncia racconta, senza inutili ipocrisie e infingimenti, tutto ciò che si muove dentro e attorno a questo mondo disumano, non escluse le potenti coperture di cui gode a livello internazionale, in aggiunta alle tante omertà di cui si circonda, tali da renderlo, ancora e purtroppo, un morbo di difficile estirpazione.
Massimiliano Frassi, giornalista e scrittore, è da anni impegnato in attività sociali di scottante attualità. Le sue denunce, spesso scomode e per questo mal tollerate dai corifei del potere, hanno, al contrario, raccolto il consenso di migliaia di cittadini. Autore di numerose pubblicazioni di successo sull’argomento e del blog più consultato tra quelli dedicati all’infanzia violata, è presidente della Associazione Prometeo Onlus. Negli ultimi anni ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".
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I misfatti dell' “Inganno Padano”. Il vero volto della Lega Nord
Nel saggio di Bonasera e Romano un'analisi delle contraddizioni del progetto leghista, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita
di CARLO PICONE (CORRIERE DELL’IRPINIA, Domenica 28 novembre 2010)
È una lettura quanto mai interessante quella di "Inganno padano", sottotitolo: "La vera storia della Lega Nord", il coraggioso pamphlet scritto dai giornalismi siciliani Fabio Bonasera e Davide Romano, pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa (dal nome di uno storico palazzo del capoluogo isolano) e da qualche settimana in libreria.
Un testo, redatto nello stile dei libri - inchiesta, che arriva in un momento cruciale della più recente storia apolitica italiana, di cui la Lega di Umberto Bossi è da un paio di decenni saldamente protagonista. Nelle vicinante all'ennesima crisi che scuote la compagine parlamentare repubblicana, pronta ad una più che provabile nuova chiamata alle urne, orse all'ennesimo "ribaltone", stravolta guidato dai finiani di Futuro e Liberta, dopo che era stato proprio il Carroccio l'artefice della caduta per implosione del primo governo Berlusconi. A riprova di come sia in fondo vera la teoria dei corsi e rincorsi storici di vichiana memoria. Ebbene ora la sensazione dominante sia piuttosto di dèjà vu che del rincorrersi dei cicli della storia. Ed è un peccato che, nel dettagliato lavoro realizzato dai due autori, manchi il capitolo, restituitoci in questi giorni attraverso la trasmissione di Fazio e Saviano su Raitre "Vieni via con me", riguardante i disdicevoli apporti affiorati tra politici "lumbard" ed esponenti della 'ndrangheta calabrese, da aggiungere in appendice alla storia del movimento leghista raccolta nelle 176 pagine del libro. Ma c'è sempre tempo per interazioni ed ulteriori aggiornamenti. Per scrivere nuove puntate di una storia destinata a durare ancora a lungo, visto il profondo radicamento sul territorio che la Lega può vantare soprattutto nel Settentrione d'Italia. Del resto, lo stesso stile giornalistico del volume, che si avvale della preziosa prefazione di un maestro duale Furio Colombo, si presta ad una simile operazione.
Fenomenologia del Carroccio
Bonasera e Romano, uno attualmente direttore del mensile di Patti (in provincia di Messina), "In Cam¬mino", dopo essere stato redattore del "Corriere del Mezzogiorno", ed in Veneto del "Corriere di Rovigo" e de "il Gazzettino" di Venezia; l'altro fondatore e direttore della rivista "Nuovo Mezzogiorno" e del periodico della Funzione Pubblica Cgil Sicilia, "Forum 98", oltre che autore di numerosi saggi; nel ripercorrere le origini e l'evoluzione storica del fenomeno Lega, hanno il merito di pose una lunga serie di dubbi e di rilievi critici sulla sua straordinaria fortuna, riuscendo a far calare più di un'ombra sull'inarrestabile serie di successi elettorali conseguiti, da quesito movimento di lotta e di governo, nei vari appuntamenti con le urne. Tali e quanti da far prevedere un sicuro incremento di voti anche in eventuali prossime elezioni anticipiate.
Qualcuno potrà obiettare che l'origina meridionale di Bonasera e Romano è sospetta di partigianeria, che le fonti di cui si sono serviti per il loro volume sono inficiate dall'astio personale covato dai transfughi del Carroccio, Fabrizio Comencini, Gianfranco Biolzi, Ettore Beggiato, in primis. Ma, poi, la lettura del loro dettagliatissimo lavoro sortisce l'effetto di convincere anche i più settici, inducendo ad approfondire ulteriormente i fatti ampiamente circostanzianti contenuti nel libro. Di una veridicità facilmente raccertabile e, in quasi tutti i casi, inequivocabile.
I due autori provano a smontare e a demitizzare la creatura di Gianfranco Miglio e Umberto Bossi. E per farlo si affidano alle testimonianze di fuoriusciti, leghisti pentiti e critici nei confronti della struttura verticistica della formazione politica. Rivelatasi, secondo l'accurata ricostruzione contenuta nel volume, un colossale "inganno", perché ben presto si è trasformata in un partito alla stregua degli altri, un partito come quelli che proprio i "lumbard" avevano duramente avversato come emblemi della Prima Repubblica e di "Roma ladrona". Al tempo di Mani pulite, da cui, come è noto, la volgata fa risalire la nascita sia della Lega che di Forza Italia, in seguito al rovinoso sfascio e all'ingloriosa fine dei raggruppamenti politici tradizionali, su tutti la Dc e il Psi.
Ebbene quello che affiora dalle pagine di Bonasera e Romano è l'arrivismo politico, il nepotismo, il clientelismo, l'incapacità diffusa e conclamata che hanno animato il partito, attuale alleato numero uno del Pdl di Berlusconi, tanto da essere addirittura artefice di un "patto di ferro" con lui per governare il Paese. E, di capitolo in capitolo, colpiscono le assurdità, tipiche della Seconda Repubblica e dell'attualità politica odierna, di cui s'è fatto protagonista il Carroccio, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita a cui teoricamente dovrebbe essere ostile.
La bufala del secessionismo
Ecco allora che, dando voce a chi prima ha abbracciato con entusiasmo il progetto leghista per poi prenderne le distanze, a chi non è riuscito a contenere l'aperto dissenso nei confronti delle scelte di vertice del partito, vengono fuori le verità nascoste sull'affermazione dell'epopea bossiana. I molteplici controsensi e contraddizioni di uno schieramento che, sin dagli esordi sullo scenario settentrionale, coi suoi disegni egemonici nei confronti delle forze autonomiste del nazionalismo veneto, di fatto annesse a quella che all'inizio era soltanto la Lega lombarda, si è caratterizzato per la pratica di "predicare bene e razzolare come gli pare". Pur potendo contare, oggi, sulla stupefacente dotazione di tre milioni di elettori, i quali hanno espresso il loro consenso nei confronti della sua manifesta xenofobia, finendo per contribuire alla trasformazione della Lega da raggruppamento regionale, attivo solo in alcune aree del Belpaese, a partito che governa tutta l'Italia, perseguitando i Rom e rimandando in Libia gli immigrati.
Il primo controsenso è appunto quello che sottolinea Furio Colombo nella sua introduzione: "Un partito secessionista al governo è un fatto unico". Esso, infatti, si fonda "sulla secessione, sul disprezzo delle istituzioni italiane, sul vistoso distacco tra gli eventi del mondo e la politica imposta dalla Lega, sul deterioramento precipitoso della immagine italiana, sul non rispetto dei diritti umani o dei fruttati internazionali", sotto le insegne della "Padania, nome politico di una parte dell'Italia di imprecisata definizione". E fa bene ancora l'ex direttore dell' "Unità", quando, riecheggiando le ripetute osservazioni di Bonasera e Romano, ricorda che "in tutte le strutture giuridiche statuali la secessione come proclama e come programma è considerato reato". Dappertutto, ma non nell'Italia delle troppe impunità di questi ultimi anni. E forse, la storia della nostra nazione avrebbe avuto destini diversi se fosse stata messa fuorilegge l'accolita un po' cialtrona di camicie verdi, ronde e guardie padane, che oggi formano l'apparato simbolico del leghismo. Invece, ci siamo ritrovali, come dice Colombo, in “un Paese unito ma governato da ministri secessionisti che dovrebbero essere, legittimamente, sospettati di lavorare al loro progetto, che non è il bene di tutto il Paese, ma quello della divisione, stando nella stanza dei bottoni”.
L'anomalia italiana è anche questa. Non è solo quella di avere, da quattordici anni ormai, al timone del governo il monarca assoluto di tv ed editoria, Silvio Berlusconi, sostenuto da Bossi, personaggio a lui del resto speculare, come acutamente evidenziato nel pamphlet “Inganno padano”. Entrambi sono politicanti improvvisati, che hanno fatto dell'antipolitica il loro carattere predominante, incentrando la loro azione sulla riconosciuta maestria nelle capacità comunicative.
L'anomalia italiana
A questo punto, verrebbe da chiedersi quali siano le responsabilità della loro irrefrenabile ascesa, se una causa iniziale possa essere individuata nella colpevole sottovalutazione dei due fenomeni appaiati, che, in un breve lasso di tempo, hanno conquistato la maggioranza dell'elettorato italiano, andando a sottrarre, come nel caso della Lega, larghe fette di voti alla Sinistra, pressoché sparita nell'odierno Parlamento, in fasce della popolazione prima di suo quasi esclusivo appannaggio, come la classe operaia. Un pensiero particolare dovrebbe essere rivolto alle ragioni per cui è stato dato spazio e legittimazione intellettuale ad un simile movimento, coprendo l'imbarazzante vuoto di contenuti, l'incompetenza e la marchiana approssimazione, che finora ha accompagnato i passi in politica degli esponenti del Carroccio.
Forte nell'imporre leggi, "che - spiega sempre Colombo nella sua prefazione al volume - danno la caccia agli immigrati, abbattono i campi Rom, negano diritti legali e sanitari nelle carceri speciali dette 'Centri di immigrazione e di espulsione', dove non ci sono regolamenti e garanzie". "Leggi imposte dalla Lega al Pdl e dal Pdl a Camera e Senato italiani", finendo tutti nel "circolo vizioso del partito regionale del 10% che governa tramite ricatto - e senza rapporto con il voto - il Paese che la Lega vuole spaccare. Il ricatto riguarda la giustizia, ossessione snervante e distruttiva del Premier. Il voto della Lega assicura alla maggioranza il successo nella lotta ai giudici. In cambio la Lega ottiene mano libera.". Ma nella disamina del prefatore c'è posto anche per quanti sono stati incapaci di contrastare adeguatamente il fenomeno leghista, finendo anzi spesso per alimentarlo, rinforzandolo: "Questo sciagurato modo di governare purtroppo ha incontrato solo un’opposizione sporadica, un’opposizione che non ha mai voluto affrontare l'insieme del pessimo percorso di lavoro su cui è stato spinto il Parlamento”.
La raffigurazione iconica di Bossi come "mastino rabbioso" di Berlusconi appare quanto mai calzante. Completamente perduti nell'oblio, quindi, gli iniziali propositi secessionisti, rivelatisi soltanto uno strumento per fare la voce grossa e dettare le regole, ottenere ruoli primari nella nomenclatura del potere. Altrettanto dimenticati i programmi giustizialisti, quelli indirizzati al rinnovamento e alla moralizzazione delle pratiche politiche: gli improvvisati leader leghisti "cumulano due o tre stipendi. In buon numero senatori e deputati leghisti sono sindaci, assessori, consiglieri, a diversi livelli locali. Tutti assumono mogli, figli, mariti, cognati a spese di Roma ladrona", osserva Furto Colombo. Che ripropone il quesito decisivo, da rivolgere a tutti, "destra, sinistra e istituzioni": "Che cosa si sta facendo per salvare l'integrità di ciò che dai tempi del Petrarca si chiama Italia e che da 150 anni è un Paese unito?": II merito principale di "Inganno padano" è proprio quello di interrogarsi su questo.
Paese a rischio unità
Il pericolo di sancire la definitiva spaccatura della nazione, sotto la spinta di un federalismo iniquo e diseguale, portato avanti senza ostacoli dalla Lega, pur nei suoi aspetti strani, grotteschi e ridicoli, c'è tutto. Le preoccupazioni vengono innanzitutto dalla crescita quasi esponenziale dei consensi da essa ottenuti, passando dall'8% delle politiche del 2008, al 10% nelle europee del 2009, fino al 12 % nelle ultime Regionali. Senza dimenticare la maggioranza relativa conquistata in Veneto (al 35%), oltre alla costante affermazione in Lombardia, in Friuli Venezia Giulia, la vittoria seppur contestata in Piemonte del presidente Cota, l'avvenuto sfondamento nella rossa Emilia Romagna. Si tratta di una questione seria, che non si pre¬sta assolutamente a considerazioni ironiche o meramente folcloristiche. Resta il fatto che il Carroccio è un partito che non dovrebbe esserci, stando al proprio statuto totalmente in contrasto con i dettami della Costituzione italiana. Basta leggere guanto afferma l'art. 1 del suo statuto: "Il Movimento politico denominato 'Lega Nord per l'Indipendenza della Padania', costituito da associazioni politiche, ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana", in evidente contraddizione con l'articolo 5 della nostra Carta costituzionale, che prescrive che la Repubblica è una e indivisibile. Tuttavia, l'Italia, come viene ribadito di frequente, è "la terra in cui trova asilo il tutto e il suo contrario", chiosa Furio Colombo. È "sopra ogni altra cosa, la terra in cui tutto è permesso tranne la coerenza”.
Da Pontida allo scandalo Credieuronord
Così, la "vera storia della Lega Nord" di Bonasera e Romano si dipana dai primordi dell'ingresso sulla scena del panorama autonomista settentrionale, con la mai armoniosa coesistenza con la Liga veneta, fino alle storiche adunate di Pontida, alla sua travolgente ascesa politica; attraverso i trasformistici cambiamenti di pelle da movimento di lotta e rivendicazione a forza di governo, dall'iniziale impatto polemico con il "mafioso di Arcore", Berlusconi, all'inossidabile reciproco innamoramento, al federalismo ogni tanto tirato fuori, insieme alla minaccia secessionista, per continuare a garantirsi il radicamento e i consensi nell'elettorato; i "tagli ectoplasmatici a sprechi e Province", nonostante le altisonanti dichiarazioni programmatiche in tutt'altra direzione, il malcostume, il nepotismo, il clientelismo, divenuto stile diffuso anche tra le camicie verdi, l'illegalità che adesso sta aprendo squarci ancor più sconcertanti a causa delle provate infiltrazioni mafiose, i buchi ed il vero e proprio crac finanziario che finora hanno accompagnato le iniziative economiche del partito di Bossi, descrivendo un aspetto dell'Italia odierna che non si può più trascurare. Dentro "un viaggio breve, per nullo esaustivo ma sorprendete e indicativo all'interno di una delle più grandi contraddizioni della storia repubblicana degli ultimi trenta anni", come scrive, in conclusione, Colombo.
Un libro destinato sicuramente a fare rumore, riuscendo nell'impresa di destrutturare la mitologia leghista, svelando retroscena volutamente sottaciuti e segreti che non mancheranno di suscitare polemiche e qualche querela. Perché, pur conoscendo tutti le sue figure di riferimento, i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la sconfinata antologia di slogan politicamente scorretti e la balzana simbologia, puntualmente ricordati dagli autori, si ignorano quasi completamente gli aspetti poco virtuosi che pongono la Lega sullo stesso piano dei peggiori protagonisti della Prima Repubblica. Bonasera e Romano non mancano di proporre ai lettori una succulenta galleria delle frasi e dei gesti eclatanti dei vari Borghezio, Gentilini, Salvini, Speroni, lo stesso "Senatùr", Cota, Zaia ed altri, ma, come detto, ricorrono al contributo di coloro che hanno creduto agli ideali fondativi del movimento, per poi staccarsene, quando dal fervore propagandistico, esso è passato a misurarsi con il potere, cristallizzandosi. E alla fine appaiono più chiare le ragioni di fondo che uniscono ora la Lega, in un patto d'acciaio, al partito-non partito di Silvio Berlusconi. Ragioni di ovvia opportunità e reciproca sopravvivenza.
Come pure viene condotto alla luce il volto nascosto del sedicente movimento secessionista, il quale, dietro all'apparenza efficientista e "celodurista", cela una faccia arruffona e affaristica. Essa si manifesta nella rozzezza e volgarità del linguaggio, nel parlare a vanvera di una mitica ed inesistente entità padana, nella riduzione della politica a chiacchiericcio da osteria, nell'ossessiva e petulante difesa degli interessi del proprio territorio come se fosse un affare privato. Con le camicie e i fazzoletti verdi che non possono non ricordare altre camicie di colore più cupo, gli attacchi ai diversi comunque essi siano (omosessuali, rom, africani, asiatici, ecc.), nelle tante manifestazioni di dubbio gusto come gli elmi cornuti, l'ampolla d'acqua del dio Po ed altre simili idiozie. In una continua messinscena cialtronesca che, volta a rafforzare la presunta identità di solo una parte della popolazione italiana, nasconde un clamoroso deficit di idee e progetti per risolvere i problemi reali, pur ostinandosi a voler parlare alla pancia dell'elettorato.
Il quadro, confermato dall'apprezzabile lavoro di ricerca, costituito da "Inganno padano", è quello della complessiva decadenza del Nord d'Italia illuminato, tollerante e industrioso, aspetto emblematico del più generale declino dell'intero Occidente, a cui contribuisce il marcio sotteso ai comportamenti istrionici degli emuli di Alberto da Giussano. Attraverso le parole di ex militanti della Lega da lungo tempo fuoriusciti o forzatamente allontanati, veniamo a sapere di operazioni finanziarie mal condotte che sono costate fior di quattrini a tanti ingenui militanti, di imbrogli pagati con i soldi pubblici, di amorali pratiche familistiche, di meschine gelosie e rivalità indegne di un partito che agli inizi voleva ripulire il costume politico nazionale. Si spiegano i repentini mutamenti d'opinione di Bossi. La storia quasi pirandelliana dell'alleanza tra lui e Berlusconi, in cui la concessione di un prestito per il pagamento di un debito non soluto, col rischio di finire in carcere per bancarotta fraudolenta, sottintende una mutua propensione al ricatto, declinata ora attraverso l'accordo inossidabile. Tutto il resto: lo Stato, i cittadini, il federalismo, sempre ammesso che sia questa la vera soluzione dei mali dell'Italia, la Padania indipendente sono soltanto bufale, abilmente centellinate per tenere stretti a sé i propri elettori. Quello più conta, anche per i seguaci di Bossi, è l'impunità e il tornaconto per sé, per i loro parenti e gli amici più stretti.
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mercoledì 5 gennaio 2011
“Il fratello schizofrenico” di Giulio Giallombardo
(“La Repubblica”, 2 gennaio 2011)
Il conflitto crudele con la nostra alterità, la lotta senza tregua con i fantasmi che si agitano nella coscienza, ma anche il coraggio di attraversare le “ombre” per imparare a convivere con loro. Di questo parla “Terzapersona”, il primo romanzo del noto avvocato Ennio Tinaglia, edito da La Zisa.
L’autore s’ispira alla sua esperienza di vita per raccontare la storia di Giorgio e del fratello Saverio, affetto da schizofrenia. Un rapporto conflittuale ed estremo, descritto senza falsi moralismi e sincero fino a diventare brutale. I due fratelli crescono insieme e imparano, lentamente, a riconoscere le loro diversità, attraverso ambigue dinamiche relazionali. Il confine tra l’essere sano e lo stato di malattia appare labile ed incerto, e i due personaggi scoprono, in modi diversi, di aver in fondo bisogno l’uno dell’atro.
Ma il prezzo da pagare è alto, la “cambiale” di una vita, come dice Giorgio, prima o dopo deve essere saldata. Questo accade irrimediabilmente dopo la morte del padre, che lascia al protagonista l’eredità di una famiglia difficile da gestire, con il fratello sempre più attanagliato dal male e la madre vittima della sua fragilità. Il racconto procede inesorabile dall’infanzia alla maturità, fino ad una sorta di lieto fine che sa più di tregua dopo una guerra. La scrittura è fluida e senza orpelli, lo stile asciutto e diretto, mentre il ritmo serrato tiene viva la storia infondendo ad ogni pagina la giusta tensione tragica, senza mai sfiorare l’eccesso retorico. Un lucido ed intenso diario di famiglia.
Ennio Tinaglia, “Terzapersona”, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 9,90
Il conflitto crudele con la nostra alterità, la lotta senza tregua con i fantasmi che si agitano nella coscienza, ma anche il coraggio di attraversare le “ombre” per imparare a convivere con loro. Di questo parla “Terzapersona”, il primo romanzo del noto avvocato Ennio Tinaglia, edito da La Zisa.
L’autore s’ispira alla sua esperienza di vita per raccontare la storia di Giorgio e del fratello Saverio, affetto da schizofrenia. Un rapporto conflittuale ed estremo, descritto senza falsi moralismi e sincero fino a diventare brutale. I due fratelli crescono insieme e imparano, lentamente, a riconoscere le loro diversità, attraverso ambigue dinamiche relazionali. Il confine tra l’essere sano e lo stato di malattia appare labile ed incerto, e i due personaggi scoprono, in modi diversi, di aver in fondo bisogno l’uno dell’atro.
Ma il prezzo da pagare è alto, la “cambiale” di una vita, come dice Giorgio, prima o dopo deve essere saldata. Questo accade irrimediabilmente dopo la morte del padre, che lascia al protagonista l’eredità di una famiglia difficile da gestire, con il fratello sempre più attanagliato dal male e la madre vittima della sua fragilità. Il racconto procede inesorabile dall’infanzia alla maturità, fino ad una sorta di lieto fine che sa più di tregua dopo una guerra. La scrittura è fluida e senza orpelli, lo stile asciutto e diretto, mentre il ritmo serrato tiene viva la storia infondendo ad ogni pagina la giusta tensione tragica, senza mai sfiorare l’eccesso retorico. Un lucido ed intenso diario di famiglia.
Ennio Tinaglia, “Terzapersona”, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 9,90
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martedì 4 gennaio 2011
«LA LEGA NON SFONDA PERCHÉ È IL PARTITO DEL MALCONTENTO»
di Felice Espro (“Corriere del Trentino”, 28 dicembre 2010)
BOLZANO - La Lega Nord non fa breccia in Trentino Alto Adige perché è un partito che raccoglie solo il malcontento e non ha un vero programma, anzi ha attinto a piene mani all’autonomia di Trento e Bolzano per sviluppare le proposte federaliste. Lo sostiene Fabio Bonasera, giornalista professionista di 39 anni, siciliano d’origine ma da anni attivo in Veneto e Lombardia, che insieme a Davide Romano, anche lui giornalista, 39enne e siciliano, ha pubblicato per Edizioni La Zisa il libro «Inganno padano. La vera storia della Lega Nord», con prefazione di Furio Colombo. «Il volume - spiegano gli autori - racconta i retroscena attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito - azienda di Silvio Berlusconi». «Il mancato attecchimento del Carroccio in Trentino Alto Adige - spiega Fabio Bonasera - è la prova più lampante dei limiti del partito che fa leva esclusivamente sul malcontento della gente ma che nei fatti non propone nulla di nuovo. In due Province come Trento e Bolzano, autentici modelli di grande efficienza oltre che di autonomia, la gente non ha motivo di cercare qualcosa di nuovo o di meglio nella politica, fatta solo di slogan, di Umberto Bossi, il quale, tuttavia, proprio da qui ha tratto grande ispirazione. L’equità fiscale, la razionalizzazione delle finanze pubbliche, l’efficienza amministrativa a dispetto dei vizi dello Stato centralista, la sicurezza ne sono solo alcuni esempi. Il Senatùr ha perfino cercato di copiarne il concetto di identità territoriale, inventandosi una fantomatica realtà chiamata Padania, invocando, senza alcun fondamento, un modello sociale, etnico, culturale e geografico omogeneo sulla falsa riga di quelli di Trento e Bolzano».
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